Politica

Tra Montepaschi e Nutella Bersani "rispolvera" Renzi

Tra lo scandalo Mps e le spese "pazze" in Lombardia, il Pd affonda nei sondaggi. Per non soccombere Bersani chiede aiuto a Renzi: come concilierà la virata a sinistra?

Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani come John Belushi e Dan Aykroyd
Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani come John Belushi e Dan Aykroyd

Un giorno vira pericolosamente a sinistra per rinsaldare il patto con Nichi Vendola e rassicurare Susanna Camusso e gli iscritti alla Cgil, l'indomani rispolvera Matteo Renzi per inseguire il voto dei moderati che, dopo lo scandalo finanziario su Mps e gli indagati in Regione Lombardia, sembra perso. È la doppia la faccia di Pier Luigi Bersani che ieri sera, al teatro Obihall di Firenze, si è presentato a fianco del sindaco di Firenze. Una "tregua" di facciata, dopo aver visto i nuovi sondaggi che danno il Pd in pericoloso calo rispetto al Pdl che, invece, si sta portando a un passo dalla parità.

Il camper delle primarie è stato rottamato, ricordo di rivalità ormai lontane. In compenso lo staff democratico presentano Bersani e Renzi nei panni dei Blues Brothers. Completo scuro, occhiali e cappello nero. Non è uno spettacolo musicale, però. E i due non sono certo "fratelli". Il leader del Pd e il primo cittadino di Firenze arrivano teatro Obihall insieme, sull’auto elettrica dell'ex rottamatore. Elettori e militanti sono curiosi di capire non solo se il patto tra i due regge, ma anche se c'è comunanza d'intenti. Sul palco, per quasi due ore, dissimulano una certa collaborazione. Così, da una parte Renzi assicura che non farà fare a Bersani la fine di Romano Prodi, caduto per due volte "a causa del finto unanimismo", dall'altra il segretario piddì lascia presagire un passaggio di testimone ("Io faccio un giro e mi fermo, lui è giovane e ha ancora tanta voglia di andare avanti"). Insomma, accerchiato dalle inchieste che stanno facendo traballare il Monte dei Paschi di Siena e indebolito politicamente dal mancato accordo (per ora) con Mario Monti, Bersani tenta lo scatto di reni per la volata di fine campagna elettorale.

A Firenze, il leader del Pd ci va per chiedere il sostegno della macchina elettorale di Renzi. "Diamo il benvenuto al prossimo presidente del consiglio", esordisce il rottamatore picchiando duro sul Professore che, facendo risalire al 1921 la nascita del Pd, "ha confuso la sua carta d’identità con quella del Partito Democratico". Per oltre mezz’ora il sindaco in maniche di camicia mostra per immagini i simboli dell’Italia Giusta, come quelle piccole e medie imprese che Bersani e Vendola, invece, puntano a spremere con un piano economico che, dalla patrimoniale sui beni immobiliari alla manovra, rischia seriamente di aggravare la recessione aperta dal Professore. Adesso Renzi si schiera con Bersani per dimostrare la sua lealtà. Se questa terrà, si vedrà in futuro. Non è, infatti, un mistero che riuscire a trovare una sintesi tra il sindaco di Firenze e il governatore della Pugli rischia di diventare un'impresa disperata. Dalle politiche economiche al welfare, i due sono gli antipodi della sinistra. Tuttavia, se i sondaggi calano, a Bersani non resta che promettere l'impossibile. "A chi non ha votato per me vorrei dire che non dobbiamo avere paura di chi non la pensa come noi", spiega Renzi. "Noi vogliamo una legislatura stabile e per questo combattiamo anche un pò animosamente e se serve li sbraniamo", mostra i muscoli Bersani.

Per il momento, però, sono solo promesse che valgono il tempo di una campagna elettorale.

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