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Monti: "Sono stato un buon premier"

Sulla Lombardia: l'importante è "non far vincere Maroni". E ora usa pure il linguaggio di Bersani: "Rendiamo trasparenti i camaleonti"

Monti: "Sono stato un buon premier"

Mario Monti non ci sta ad essere rappresentato come tassatore e succhiasoldi. "Credo di essere stato un buon presidente del Consiglio", ha detto ricordando che quando è salito a Palazzo Chigi "non c’era grande volontà di occupare quel posto e chi c’era si era ritirato". Un premier così bravo che nemmeno a lui la versione "candidato" piace: "In queste
settimane sento molte persone che mi dicono, e so che tanti altri lo pensano, che gli piaceva di più il Monti di prima, cioè il presidente del Consiglio severo, più che il Monti politico. Vale anche per me", ha detto il Prof in un comizio a Milano.

Proprio da Milano e dalla Lombardia potrebbe partire la "fronda" dei centristi. "Non condivido la logica del cosiddetto voto utile o inutile e quindi auspico che coloro che voteranno Scelta Civica alla Camera e Senato votino Albertini". Pur sottolineando che ognuno può "parlare a titolo personale", Mario Monti ci prova a spegnere le polemiche dopo che ieri alcuni centristi lombardi avevano "consigliato" il voto disgiunto in Regione.

Per il Prof, però, l'unico modo per "non avere la Lega al governo della Lombardia" è appoggiare il candidato della sua lista anche in Lombardia: "Esiste indubbiamente un pericolo Maroni in Lombardia ed è stato molto coraggioso Albertini a mantenere la propria candidatura per la presidenza della Regione. Credo che tolga più voti a destra che a sinistra e che aiuti ad impedire che la civilissima Lombardia finisca nelle mani di Maroni". Insomma, anche se "Albertini ha una esperienza amministrativa e politica sicuramente superiore a quella di Ambrosoli", l'importante è non dare voti al centrodestra: meglio il candidato Pd - con il quale magari fare qualche accordo - che il segretario della Lega.

Sul fronte nazionale, continuano le scaramucce tra Monti e Bersani. Il segretario del Pd ieri aveva criticato l'accordo sul bilancio Ue raggiunto nei giorni scorsi. Una "vittoria di Pirro" l'ha definita. "È un po' infantile", replica il Professore, ammettendo quasi che l'esultanza era d'obbligo: "È chiaro che ognuno ha la tendenza a presentare nel proprio Paese gli aspetti positivi del risultato, ma poi sono i numeri che contano" a rivendicare una vittoria nel proprio Paese, ha detto in un'intervista a Tgcom24. Nessun accordo con la sinistra, comunque. E in particolare con quella di Vendola e Sel, "elementi che credo non siano a favore degli interessi dei lavoratori" e che condannano "i giovani o alla disoccupazione o all’emigrazione".

Eppure il premier uscente si "allea" con i democratici almeno sul piano del linguaggio. Se il leader del Pd si ostina a voler "smacchiare il giaguaro", il Professore userà un detersivo così potente da "rendere trasparenti i camaleonti".

E poteva forse esimersi dall'attaccare Berlusconi? Il Cavaliere per Monti è sì temuto in Europa, ma perché "ne hanno avuto abbastanza di un’Italia che rischia, con la fragilità politica, l’incapacità di decidere e la indisciplina finanziaria, di mettere ancora a rischio se stessa, l’Eurozona e l’Europa". Poi torna all'attacco sul tema dell'Imu: "Il mio predecessore continua a fare promesse, cercando di comperare i voti degli italiani con i soldi degli

538em;">italiani".

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