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Monti ci ha stritolato ma il debito aumenta Altri 2.340 euro a testa

Secondo Bankitalia è nuovo record: 2.022 miliardi. E ogni giorno chiudono 167 negozi per la recessione

Monti ci ha stritolato ma il debito aumenta Altri 2.340 euro a testa

Più tasse, ma anche più debito pubblico ed economia in ginocchio. I conti pubblici non hanno cambiato rotta, l'economia reale ha accelerato il declino. Le riforme attuate non bastano. Ieri è stata una giornata didati e giudizi negativi per l' Italia. Secondo il bollettino statistico di Bankitalia lo stock del debito nel mese di gennaio ha raggiunto il record storico di 2.022,7 miliardi di euro, 34 miliardi in più rispetto al mese precedente.

Dopo un anno di governo tecnico e nonostante il piano anti spread della Banca centrale europea, la tendenza non si è invertita. «Con il governo guidato da Mario Monti è cresciuto di 139,5 miliardi», hanno calcolato ieri Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef e Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori spiegando che il debito grava «per 33.973 euro a testa, con un aumento pro-capite di 2.340 euro neonati inclusi», accumulato solo nei mesi dell'esecutivo tecnico.

I sacrifici, non hanno avuto effetto sulla voce dei conti pubblici che rappresenta ancora la maggiore criticità dell'Italia. Nemmeno quelli sul fisco, certificati sempre da Bankitalia: a gennaio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 30,75 miliardi, in aumento dello 0,8%, che corrisponde a 0,2 miliardi rispetto a quelle dello stesso mese del 2012.

Problemi italiani, sotto la lente del presidente della Bce Mario Draghi che ieri ha ricordato come da noi la crescita della produttività sia paticamente ferma da oltre dieci anni. Male il mercato del credito, con una contrazione di circa il 3% e anche quello del lavoro. I paesi con meno competitività devono riformare i contratti, ha sostenuto Draghi, riferendosi anche all'Italia.

L'allarme resta alto anche a livello europeo. Il Fondo monetario internazionale, in un rapporto sul sistema finanziario dell'Ue, ha sottolineato che la «stabilità finanziaria non è assicurata» e quindi le istituzioni europee non devono abbassare la guardia. «Nel breve termine è necessaria un'azione più forte per rafforzare la riconquistata fiducia dei mercati e mettere fine alla crisi». Perché nell'area euro permangono ancora «vulnerabilità» e occorrono «sforzi ancora più accentuati» su vari fronti per compiere ulteriori passi in avanti.

Tornando all'Italia, Confesercenti ha fatto il punto sui primi due mesi del 2013 per quanto riguarda il commercio e ha scoperto che in 60 giorni sono spariti quasi 10mila esercizi. Le aperture sono crollate del 50%, dato peggiore degli ultimi 20 anni. Il conto delle chiusure, invece, si attesta a 167 al giorno. «Se continua così, nel 2013 sarà una ecatombe con un saldo negativo di 60mila imprese», prevede l'associazione dei commercianti. Anche i pubblici esercizi vivono un momento disastroso: «In questi due mesi hanno chiuso più di 9.500 tra bar, ristoranti e simili, per un saldo finale negativo di 6.401 unità».
La crisi dei consumi e del commercio, sta cominciando a fare sentire i suoi effetti anche sull'immobiliare. In Italia i negozi sfitti per «assenza di imprese» sono ormai 500mila per una perdita annua di 25 miliardi di euro in canoni non percepiti. L'entità di una manovra finanziaria. E a rimetterci sono anche le casse dello Stato: 6,2 miliardi in imposte in meno.

Il calo dei consumi e la crisi del commercio terranno banco soprattutto quest'estate, quando scatterà il nuovo aumento dell'Iva. Le associazioni dei consumatori annunciano battaglia.

Il Codacons definisce l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva al 22% che scatterà in estate come «un attentato in piena regola per chi è ormai sul lastrico, una stangata che per una famiglia di tre persone sarebbe pari, a regime ed in assenza di arrotondamenti, a 209 euro su base annua».

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