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Monti: "Io ministro in un governo riformista? Non lo escludo"

La coalizione del Prof è in continuo calo nei sondaggi. In caso di alleanza con la sinistra, però, potrebbe aspirare al massimo a un dicastero

Monti: "Io ministro in un governo riformista? Non lo escludo"

Sulla carta Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola sono ancora alleati. Sulla carta Mario Monti si porta ancora dietro rimasugli "centrini" che arrivano a mala pena al 10 per cento. Eppure i due candidati premier (il leader piddì e il Professore) stanno tessendo un'impresentabile alleanza che, pur di neutralizzare la rimonta di Silvio Berlusconi, prova a mettere insieme la sinistra radicale e i centristi. In un gioco delle parti che, giorno dopo giorno, ingombra quotidiani e telegiornali, Bersani e Monti si misurano a distanza ma convergono su un possibile governo "riformista". Tanto che il Professore si dice disposto ad accettarelo scranno in un ministero pur di rimanere all'esecutivo.

Per il premier dimissionario è ancora prematuro pensare a un ruolo da ministro in un governo guidato da qualcun altro dopo le elezioni. "Da qui ad allora c’è circa un secolo. Sono temi prematuri", ha detto prima di visitare la cooperativa Ceod, che si occupa di disabilità, a Padova. Tuttavia, la dichiarazione del Professore lascia intendere molto più di quello che in realtà ha solo pensato. Sebbene Bersani lo abbia ribattezzato come "un Berlusconi con il loden", i punti di contatto con Monti sono sempre maggiori. Il programma economico dei "montiani" limato all'ultimo dallo stesso Pietro Ichino per accontentare la sinistra radicale, le stoccate per nulla sobrie del Professore per demonizzare il centrodestra, il viaggio di Bersani in Germania per raccogliere i diktat della cancelliera Angela Merkel e le proposte di dialogo che i due leader si lanciano a distanza sono solo alcuni esempi di una trattativa in corso. Trattativa in cui prende parte lo stesso Vendola che, per non soccombere all'avanzata di Antonio Ingroia, prova a opporsi all'alleanza coi centrini che rischierebbe di sbilanciare la coalizione.

"Con Monti siamo pronti a collaborare", ha osservato ieri Bersani da Berlino dove ha incontrato anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Non è certo un mistero che la Merkel veda un nuovo governo Berlusconi come uno spauracchio. Ne è a conoscienza lo stesso Cavaliere che nelle ultime ore ha fatto circolare su Facebook un divertente "meme" per ironizzare sulla cancelliera tedesca: "Restituiremo Monti alla Germania". La "mossa" di Bersani nel quartier generale di "Scelta civica" è stata subito letta anche come una manovra per mandare un messaggio chiaro a Ingroia che continua ad attaccre il Partito democratico. Il risiko delle alleanze possibili post voto si snoda oggi attraverso una nuova serie di segnali a distanza tra i protagonisti, non senza "letture autentiche" di quelle frasi di ieri che hanno fatto i titoli dei quotidiani di oggi.

Sondaggi alla mano, tuttavia, il Professore sa bene che l'idea di "salire" in politica è stata un vero e proprio flop e, nel caso in cui dovesse scendere a patti coi democratici, non potrà aspirare a un bis a Palazzo Chigi ma, al massimo, a un dicastero.

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