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Monti va a caccia di posti e fa infuriare anche i suoi

L'ex premier punta a una poltrona europea e manda in fibrillazione governo e Scelta civica. Napolitano seccato: "L'ho sentito sabato e mi sembrava tranquillo"

Monti va a caccia di posti e fa infuriare anche i suoi

Roma - Un bel «vertice di maggioranza», una «verifica del programma» e soprattutto un po' di «visibilità», utile per la corsa alla poltrona di commissario europeo. La «battaglia delle tre V» di Mario Monti ha un sapore di Prima Repubblica, sia dal punto di vista politico che da quello lessicale, però arriva allo scopo: giovedì mattina a Palazzo Chigi la cabina di regia si occuperà dei temi che lui ha sollevato. Enrico Letta si mostra tranquillo: «Risolveremo i problemi con un atteggiamento costruttivo, la mia mission impossible sta diventando possible. Andrà tutto a posto, come sempre». Quanto a Berlusconi, «le sentenze non influenzeranno la stabilità del governo».

Scelta Civica esulta. «Un ottimo segnale», dicono i capigruppo Dellai e Susta. Ma la grande vittoria è solo un piccolo e momentaneo successo d'immagine, accompagnato da una serie effetti collaterali che il Prof sarà presto chiamato a pagare. Letta, ad esempio, è infastidito dalla sparata di Monti: la presidenza del Consiglio fa notare che riunioni del genere si svolgono tutte le settimane, l'unico giovedì saltato è l'ultimo, che ha visto il premier impegnato al vertice europeo di Bruxelles. E Giorgio Napolitano è seccato da tanto protagonismo: «Ma come - confida ai suoi collaboratori - l'ho sentito sabato ed era così tranquillo... ».

Invece il capo dello Stato ha dovuto scoprire a Zagabria, dove è impegnato per i festeggiamenti per l'ingresso della Croazia nella Ue, che il «suo» governo era di nuovo sotto attacco. Per liquidare le parole di Pietro Grasso, «prima la legge elettorale, poi la riforma della giustizia», gli basta una scrollatina di spalle: «Adesso non drammatizziamo, il presidente del Senato ha espresso un'opinione personale. Non vedo invasioni di campo, solo una sua legittima posizione su cui chiunque può persarla diversamente. Forse anch'io».

Al penultimatum del senatore a vita dedica invece qualche considerazione in più. «Minacce? No, penso che voglia giocare un ruolo di stimolo. Vedremo cosa risponderanno adesso i partner, l'importante è operare con serenità, prescindendo dalla polemiche politiche che si svolgono al di fuori del governo, che lo coinvolgono ma non caratterizzano i rapporti tra i partiti». E dopo averlo sterilizzato e derubricato, Napolitano finisce quasi col prenderlo il giro: «Non ce lo vedo proprio Monti a fare il cattivo».
Ma c'è di più: l'uscita del Prof non è piaciuta nemmeno dentro Scelta Civica. I suoi fedelissimi sostengono che Monti aveva già parlato dell'esigenza di un Koalitionsvertrag e che ha aspettato la fine del tour europeo di Letta per lanciare l'idea pubblicamente. L'esecutivo, dicono, non può restare in balia degli umori contrapposti di Pd e Pdl e, in caso di crisi, Sc rischia di rimanere con il classico cerino in mano. Da qui la scelta di muovere le acque, che ha irritato i compagni di viaggio dell'Udc. «Mario Monti ha sperimentato sulla sua pelle quanto possono essere dannose le fibrillazioni in una maggioranza - ricorda Pier Ferdinando Casini -. Serve responsabilità». E, a microfoni spenti. «Appiattito su Letta non lo notava nessuno. Ora cerca di ricucire con Montezemolo».

Scelta Civica è infatti sempre sull'orlo della polverizzazione. Casini corteggia il centrodestra, l'area Sant'Egidio il centrosinistra, altri Matteo Renzi. Così, ottenuto il «vertice di maggioranza», ecco la ritirata. «Ha ragione il presidente Napolitano - dice il coordinatore Andrea Olivero -, le parole di Monti sono uno stimolo.

Non vogliono buttar giù Letta ma renderlo governo di legislatura».

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