Politica

Monti vuole mettere l'Italia in mano a Casini, Fini e preti

Il premier getta la maschera dell'imparzialità: "Sarò a capo della coalizione centrista". E annuncia: lista unica al Senato, aggregazione di sigle alla Camera

Monti vuole mettere l'Italia in mano a Casini, Fini e preti

Roma - Alea iacta est: il Professore sarà candidato premier, capeggerà la sua coalizione, compilerà liste, farà la campagna elettorale (anche se non proprio i comizi, genere che «ho poco frequentato»), sia pur senza candidarsi direttamente e senza rinunciare all' «onore» della nomina a senatore a vita.

Da ieri Mario Monti è insomma pieno titolo uno dei protagonisti della grande kermesse che porterà al voto del 24 febbraio, che vedrà in lizza al Senato una lista unica dal nome non proprio da far rizzare i capelli in testa dall'emozione: «Agenda Monti per l'Italia»; mentre alla Camera - come chiedeva Pier Ferdinando Casini - ci saranno più liste aggregate, tra cui l'Udc e una non meglio precisata «lista civica». Tanto in lizza è, Monti, da sobbarcarsi persino una defatigante riunione (la prima di una lunga serie, è da temere) con i capipartito del suo futuro rasseblement, come lo chiama lui, e con i ministri e gli esponenti di associazioni varie che non vedono l'ora di sedersi su uno scranno parlamentare. C'erano Pier Ferdinando Casini per l'Udc, Benedetto Della Vedova per Fli (si è preferito evitare la presenza di Gianfranco Fini, che non solo è presidente della Camera ma è pure ex segretario del Msi), c'erano Passera, Riccardi, Moavero e Catricalà; Olivero ex Acli e i rappresentanti di Luca di Montezemolo (che è «all'estero», dice vago il Professore).

Quella che nasce, ha annunciato Monti nella conferenza stampa convocata ieri sera al Senato, è «una nuova formazione politica», con un'ambiziosa «vocazione maggioritaria» e la volontà di «rompere vecchie barriere», superando quell'«asse tradizionale destra-sinistra» che ormai ha solo «un valore storico e simbolico, ma non mette in evidenza il vero asse che serve all'Italia, quello che punta all'Europa e alle riforme». Insomma, Monti non vuole relegarsi a «coprire una posizione di centro tra destra e sinistra», ma punta a scomporre un «bipolarismo i cui limiti sono evidenti» e «introdurre nuovi criteri di aggregazione politica». Non a caso, sottolinea, non sono solo i centristi a sostenerlo, ma ci sono anche esponenti del Pd come Ichino o del Pdl come Mauro, e altri ne arriveranno. Sulle liste, assicura, saranno applicati criteri severi ed «esigenti», e il curriculum dei candidati verrà esaminato niente meno che da Enrico Bondi, per verificare situazione «penali» e «conflitti di interesse».

Vuol tornare a Palazzo Chigi?, gli chiedono. «Non è il caso di definire a priori cosa si farà in futuro. Wait and see...», risponde lui. E intanto ringrazia le gerarchie cattoliche (ultimo ieri il capo della Cei Bagnasco, secondo il quale «sull'onestà e capacità di Monti c'è un riconoscimento comune, sia in Italia che all'estero»), che da giorni lo benedicono profusamente. Ma assicura che «la formazione politica che nasce oggi» non è sotto l'egida di Santa romana chiesa, ma «unisce persone di buona volontà credenti e non credenti», e sulle questioni etiche assicurerà «libertà di coscienza».

Casini esulta: «Oggi nasce una speranza per l'Italia». Il centrodestra attacca: «In un colpo solo - dice Sandro Bondi - Monti ha usurpato la fiducia dei partiti che lo hanno sostenuto, di Napolitano che lo ha nominato e degli italiani che hanno creduto alle sue promesse da marinaio». Pier Luigi Bersani ribadisce la sua «stima» per Monti ma lo invita a «chiarire» che rapporto vorrà avere con il Pd «che è il primo e più grande partito d'Italia».

Noi, assicura, «siamo aperti a discutere una convergenza».

Commenti