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Morirono per l'amianto De Benedetti indagato trova sempre difensori

L'Ingegnere sotto accusa con Passera nella vicenda Olivetti. Scatta la solidarietà: Ivrea si schiera con l'imprenditore. Invece le famiglie delle vittime chiedono giustizia

Morirono per l'amianto De Benedetti indagato trova sempre difensori

Carlo De Benedetti è indagato dalla procura della Repubblica di Ivrea, le ipotesi di reato sono omicidio colposo e lesioni colpose plurime. L'inchiesta riguarda la morte di 21 persone per malattie legate all'amianto presente negli stabilimenti Olivetti. Con l'ex presidente della società sono indagate altre 23 persone, tra cui il banchiere ed ex ministro Corrado Passera, che dell'Olivetti è stato amministratore delegato tra il 1992 e il 1996 negli ultimi anni della presidenza De Benedetti.
L'indagine sulle morti sospette, anticipata ieri da La Stampa e confermata da fonti giudiziarie, è stata aperta nel 2012 dopo che un precedente processo si era chiuso con la condanna di un alto dirigente dell'azienda. «Violati i princìpi basilari della sicurezza e igiene del lavoro» nello stabilimento Olivetti di San Bernardo a Ivrea per la presenza di amianto: questo hanno scritto i giudici della corte d'Appello di Torino. E ancora: alla Olivetti sapevano «della pericolosità degli agenti chimici» utilizzati nella lavorazione, ma il problema è stato affrontato «con colpevole ritardo».
La sentenza cita il responsabile ecologia della Olivetti, che avrebbe «appreso dell'utilizzo in azienda del talco per lubrificare i rulli di gomma delle macchine per scrivere», e il responsabile del laboratorio chimico, che analizzò il talco «accertando la presenza dell'amianto» e suggerendo di «non utilizzarlo più». Inoltre «la normativa sugli aspiratori» è stata «completamente dimenticata per decenni dal datore di lavoro».
Dunque, secondo i giudici, i vertici dell'Olivetti susseguitisi negli anni conoscevano le irregolarità igienico-sanitarie della fabbrica e non sono intervenuti per evitare che gli operai venissero a contatto con l'amianto nei capannoni dove si fabbricavano telescriventi e computer. Di qui i 24 avvisi di garanzia. La procura ha ordinato una consulenza per ricostruire le vicende societarie. De Benedetti fu presidente Olivetti dal 1978 al 1996; tra gli indagati compare anche suo fratello Franco, ex vicepresidente e amministratore delegato.
Un altro caso di fabbriche sospettate di inquinare e uccidere, come l'Ilva di Taranto, l'Eternit di Casale Monferrato, la Tirreno Power con la centrale elettrica a carbone di Vado Ligure: quest'ultima, tra l'altro, ricade nella galassia di interessi economici della famiglia De Benedetti attraverso Sorgenia del gruppo Cir. Un altro angolo d'Italia in cui la salute pubblica è in pericolo, dove la magistratura punta l'indice contro manager e imprenditori che (secondo le accuse) avrebbero chiuso entrambi gli occhi davanti al rischio.
Il caso fu sollevato dai familiari di una ex dipendente dell'Olivetti, morta nel 2007 per mesotelioma pleurico, un cancro contratto per aver respirato talco contaminato con amianto nella fabbrica che proprio oggi la Rai beatifica come un'azienda modello, l'utopia incarnata del mecenatismo di Adriano Olivetti unito a capacità innovativa e produttività. In breve vennero alla luce altri casi di lavoratori morti in pensione tra il 2008 e i primi mesi del 2013, tutti con lo stesso tumore dovuto all'inalazione di polveri nocive.
Per De Benedetti non è il primo problema giudiziario legato all'Olivetti. Nel 1993, quando ne era ancora presidente, presentò ai magistrati di Mani pulite un memoriale sull'azienda, in cui ammetteva di aver pagato tangenti per 10 miliardi di lire ai partiti di governo per ottenere una fornitura di computer alle Poste. L'Ingegnere fu arrestato dalla Procura di Roma e scarcerato poche ore dopo. Da alcune accuse fu assolto, da altre prescritto.
Ora si dice estraneo ai nuovi addebiti. «Nel rispetto degli operai e delle loro famiglie, attende fiducioso l'esito delle indagini - fa sapere un portavoce -. La realizzazione delle strutture oggetto di indagine precede infatti di diversi anni l'inizio della sua gestione all'Olivetti».
A Ivrea, a differenza di quanto succede con la famiglia Riva all'Ilva di Taranto, sono tutti con l'Ingegnere, a cominciare dal sindaco Carlo Della Pepa. «Sull'onestà delle persone che hanno fatto la storia dello stabilimento non ho alcun dubbio - dice -. Purtroppo l'amianto, ai tempi, veniva utilizzato in ogni produzione industriale. Affermo con certezza che le morti non sono dovute a mancanza di controllo o perché non sono state prese precauzioni negli stabilimenti».

Ne sarà contento De Benedetti, molto meno i cittadini di Ivrea che chiedono giustizia per i familiari morti di un cancro sospetto.

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