Cronache

La morte di Yara e le verità nascoste del muratore

Gli investigatori adesso frugano nella mente del presunto omicida: "Nei suoi occhi un lampo di follia"

La morte di Yara e le verità nascoste del muratore

Chi l'ha arrestato dice di aver rivisto, in un lampo, lo sguardo un po' spiritato di Angelo Izzo, il mostro del Circeo. Sensazioni lombrosiane. Da maneggiare con cura e da assumere in dosi omeopatiche. E però spifferi utili per entrare in quella fortezza impenetrabile che è, al momento, Massimo Giuseppe Bossetti. Il killer, presunto come si dice in questi casi, quasi il linguaggio si portasse dietro delle protesi di Yara. Non sappiamo molto di lui, perché è come se il filo del Dna avesse portato gli investigatori bendati fino a casa sua. E però qualcosa comincia a trapelare e qualcuno, soprattutto, inizia a farsi un'idea. E ragiona su quello che è accaduto anche al momento dell'arresto e nei giorni seguenti. Frammenti. Tessere di un mosaico. E però interessanti come è una spia accesa la reazione del carpentiere alle accuse gravissime, insopportabili, quasi indicibili che l'hanno colpito. Bossetti reagisce con una certa calma: raccontano che fosse un po' frastornato nell'attimo in cui i detective sono piombati a casa sua, ma poi si riprende. E sposa una linea precisa, non la più facile. Decide di non parlare con il pm, non una ma due volte, prende tempo, infine davanti al gip si proclama innocente. Senza pianti, a quel che si sa, strepiti, proteste clamorose. Una reazione composta, la sua, quasi studiata, sorvegliata. Una reazione che può avere molte spiegazioni, anche nella tattica difensiva e può essere stata dettata dall'avvocato, e però epidermicamente non convince. L'innocente urla, si dimena e si contorce, Bossetti sembra aspettare una qualche via d'uscita.

Torna il Bossetti che tutti descrivono. Persona ordinata, che pare curare quasi maniacalmente la propria vita ordinaria, persona dal guinzaglio corto. La famiglia, i bambini, la chiesa. La letteratura criminale è zeppa di personaggi dalla vita apparentemente piatta come un'ostia che però coltivavano da qualche parte un'altra esistenza, fra malattie e perversione. Le suggestioni, su questo viottolo accidentato, sono infinite come le storie descritte all'incrocio fra patologia e criminalità: c'è chi, pur avendo una personalità deviata, ha confinato per tutta l'esistenza questo mondo torbido dentro la gabbia insondabile della fantasia. Chi si è trasformato, magari da giovane, in un killer, anzi in un serial killer; e chi alla prima esperienza forte, oltre il confine della legge, ha commesso tali e tanti errori da dover interrompere, per così dire, la nuova carriera sul nascere.

Siamo più o meno a queste latitudini? Gli investigatori fanno notare che, a quanto si sa, la parte oscura di Bossetti è uno spazio vuoto. Nessuna denuncia. Nessun precedente. Niente di niente. Strano. Ma ci può stare. Può darsi che esca fuori qualcosa, ma può anche valere il contrario. Forse era la prima volta che il muratore di Mapello si spingeva non in là, ma così in là. Forse - è solo un'ipotesi - le pulsioni che in qualche modo nel tempo aveva dominato l'hanno spinto a cortegqiare quella ragazzina acerba. Pensava di approfittarne, questo pensano i poliziotti che stano studiando il caso, poi qualcosa è andato storto. Lei si è ribellata, la situazione è degenerata, chissà, Bossetti ha perso la testa e l'ha uccisa. Anzi no, credeva di averla ammazzata mentre, alla fine, Yara è morta di ipotermia. Nel freddo della notte. Spaventoso.

Lui è tornato al raggio breve della vita di sempre. Routine, ma non tutta adagiata nel guscio protettivo della famiglia. C'era del metodo anche nel tempo libero. Bossetti dedicava molte energie ai suoi, ma anche a se stesso: curava il corpo e la propria immagine, era uno che andava a farsi la lampada, fra l'altro a due passi dalla villetta di Yara, due volte la settimana. Il pizzetto era sempre perfetto come tutto il resto. Personalità narcisistica, azzardano gli investigatori che masticano il linguaggio delle scienze della psiche. Personalità forte, comunque non scialba. «Personalità singolare», aggiunge un dirigente della polizia che prova a infilarsi nelle fessure di quella vita senza macchie.

Chissà che dal computer o dai cellulari o dal materiale sequestrato non salti fuori qualcosa che può aiutare a capire.

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