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È morto Ugo Intini, storico portavoce di Craxi

Politico e giornalista, Ugo Intini si è spento a Milano dopo una lunga malattia. Deputato per quattro legislature, diresse i quotidiani l'Avanti! e Il Lavoro di Genova

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Si è spento ieri sera a Milano Ugo Intini, politico socialista e giornalista. Il 30 giugno avrebbe compiuto 83 anni. I funerali si terranno a Roma giovedì 15 alle ore 11.30, presso la Parrocchia di Santa Chiara in piazza dei Giuochi Delfici.

Stretto collaboratore del leader del Psi Bettino Craxi, membro della segreteria del partito e portavoce, Intini fu anche rappresentante del garofano nell'Internazionale socialista. A lungo direttore dell'Avanti!, storico giornale socialista, guidò anche Il Lavoro di Genova e fu deputato per quattro legislature.

Dopo l'inchiesta Mani Pulite, che spazzò via il suo partito, si impegnò nell'impresa ardua di tenere in vita la presenza socialista in Italia, dapprima con la Federazione dei Socialisti (che prese poi il nome di Movimento Liberal Socialista), poi il Partito Socialista Riformista (con Fabrizio Cicchitto ed Enrico Manca), infine il Partito Socialista di cui fu segretario. Successivamente con Enrico Boselli diede vita ai Socialisti Democratici Italiani, tornando in Parlamento nelle elezioni del 2001. Nel 2007 aderì al rinato Partito Socialista Italiano.

Quattro anni dopo tenne a battesimo un nuovo soggetto politico, la Rosa nel Pugno, frutto dell'accordo tra socialisti e radicali. Lista che non ebbe molta fortuna, pur avendo contribuito alla vittoria del centrosinistra nel 2006.

Nella sua lunga carriera politica Intini ha fatto parte di due governi, nell'Amato II (dal 2000 al 2001) come sottosegretario agli Esteri e nel Prodi II dal 2006 al 2008) come viceministro agli Affari Esteri.

"Negli anni difficili del dopo Tangentopoli - si legge in una nota del Psi - Intini non lascia mai il Partito socialista italiano, ma continua a dare con generosità il suo contributo di idee, accompagnando negli anni seguenti il partito e i suoi militanti in un difficile percorso di riaffermazione riformista, sino ai giorni attuali, dove non è mai mancata la sua presenza. Di Intini si ricorda la nutrita produzione letteraria, attraverso la quale ha approfondito i contorni di un Paese in continua trasformazione, mettendo in luce tratti di storia anche sconosciuti, che hanno riguardato molti degli attori politici del nostro recente passato".

"La scomparsa di Ugo Intini è per me un dolore profondo", scrive su Facebook la senatrice Stefania Craxi. "Un altro pezzo della mia vita, della mia comunità, che ci lascia. Un amico e un compagno che da Roma a Milano, da giornalista, saggista e politico, ha servito laicamente con amore e dedizione la causa del socialismo libertario. È stata una penna straordinaria, acuta, pungente e intelligente, il direttore de L’Avanti che meglio di chiunque altro seppe interpretare lo spirito innovatore, riformista e garibaldino del “nuovo corso” socialista, un parlamentare infaticabile, un amico sincero di mio padre. Sapevo del male con cui da mesi stava combattendo con forza e con tanta speranza, dei suoi viaggi della salute al San Raffaele di Milano di cui egli stesso volle informarmi e di cui mi teneva al corrente. Ma anche in tutti questi mesi, ogni chiacchiera finiva sempre con lo sguardo proiettato al futuro, alle iniziative da fare per tenere viva quella lui chiamava la 'nostra storia', e non mi ha mai fatto mancare le sue riflessioni sulla politica, in particolare sul fronte internazionali, a cui guardava con apprensione per i tanti conflitti in atto. Il dolore dei suoi cari, a cui non posso che unirmi in un abbraccio fraterno, è il dolore di una intera comunità per una perdita grande. Ciao Ugo, mi mancherai!".

"Questa notte ci ha lasciato Ugo Intini - scrive su Twitter Enzo Maraio, segretario del Partito socialista. "Un baluardo del nostro partito, un uomo che ha messo il socialismo prima di tutto. Ciao Ugo". Bobo Craxi, secondogenito dello scomparso leader del Psi, ricorda così Intini sui propri canali social: "Ciao Ugo; Il Socialismo Italiano perde uno dei suoi uomini migliori".

"Ciao Ugo carissimo - scrive in una nota Riccardo Nencini, ex senatore ed ex europarlamentare socialista -. Il saluto che non avrei mai voluto scrivere, il salvadanaio della memoria che se ne va. Era in ospedale l’ultima volta che ci siamo parlati, giorni fa. La malinconia nella voce, il timore di non farcela, eppure domande su domande, il partito, come stai, cosa fai, la politica, quel chiodo fisso peggio di una droga. Al servizio di una comunità con il solo peso delle parole e della passione. Il socialismo che hai difeso coi denti con lealtà e coerenza. Un’idea giusta, sempre buona per cambiare le cose".

"Un grande dolore per la scomparsa di Ugo Intini - scrive sui social il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando - un socialista onesto e colto, un militante tenace e coraggioso. Ci hanno diviso giudizi e posizioni politiche ma è sempre restato forte il rispetto che nasceva da una comune speranza nel socialismo".

"Un socialista serio e coerente, un craxiano di ferro nella buona e nella cattiva sorte", dichiara il senatore Pier Ferdinando Casini. "Un uomo coraggioso e intransigente che ha amato la politica attraversandola in alterne stagioni: Ugo Intini ci ha lasciato un esempio di passione e di conoscenza profonda".

La dura parodia di Guzzanti

Intini fu imitato dal comico Corrado Guzzanti in più di un'occasione: la prima volta su Avanzi (condotto da Serena Dandini), negli anni di Tangentopoli. Craxi era ancora alla guida del Psi e Intini ne era il portavoce. La Dandini, tra una battutina e l'altra gli chiedeva di ammettere le colpe dei socialisti, e Guzzanti-Intini rispondeva negando ogni addebito e indicando i Paesi più corrotti del nostro, come ad esempio la Mongolia. In altri sketch Guzzanti-Intini chiedeva a Di Pietro di "perdonare" i socialisti e Craxi, costretto a fuggire ad Hammamet. Le prese in giro, oseremmo dire ossessive, proseguirono negli anni, nei programmi Tunnel (1994) e persino Mai dire gol (1996) su Italia Uno.

Intini veniva preso di mira come l'ultimo soldato giapponese, che pensava di essere in guerra quando il conlitto, ormai, era finito da tempo.

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