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Napolitano sordo sulla grazia «Chi la sollecita parla per sé»

Napolitano chiude sulla clemenza a Berlusconi e sulle voci di sue dimissioni. Poi sposa la battaglia dei radicali per l'eutanasia: il Parlamento ne discuta

Napolitano sordo sulla grazia «Chi la sollecita parla per sé»

Roma - Niente dimissioni. «La decisione spetta costituzionalmente, com'è noto, al presidente della Repubblica». E niente grazia al Cavaliere, almeno per ora. Tutte queste «sollecitazioni e previsioni», fa sapere il capo dello Stato, «impegnano soltanto quelli che le esprimono».
Ma quando lascerà il Quirinale? Tra sei mesi? Un anno? Al varo della legge elettorale? Al via libera alle riforme? Giorgio Napolitano non conferma i recenti vaticini sulla data del suo abbandono. Si tratta di voci, più o meno interessate, «liberamente sollevate nel dibattito politico», nelle quali Re Giorgio «non interviene né ad avallare né a smentire». Altrettanto freddo, dice, lo lascia la questione delle firme per Silvio Berlusconi. Iniziative legittime, però il potere di firmare un provvedimento di clemenza resta a lui.
Ma che il trasloco dal Colle non sia poi proprio imminente lo dimostra il modo con cui continua a dare i compiti alle Camere. Adesso tocca all'eutanasia. «Ritengo che il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno approfondito confronto di idee su questa materia», così scrive Napolitano a Carlo Trollo, consigliere generale dell'associazione Luca Coscioni, che in una conferenza stampa nella sede del partito radicale rilancia la questione.
Carlo Lizzani si è lanciato dal balcone di casa, Mino Monicelli da una finestra dell'ospedale San Giovanni. Lucio Magri invece la dolce morte se l'è cercata in Svizzera, dopo aver lasciato una lettera a casa e aver comprato un biglietto solo andata. Sono soltanto la punta dell'iceberg. Secondo l'Istat dal 2004 a oggi si sono verificati in Italia diecimila suicidi e diecimila tentati suicidi di malati gravi, terminali o comunque disperati. «Praticamente mille l'anno», spiega Trollo. «Nella loro obiettiva eloquenza - si legge ancora nel messaggio del capo dello Stato - i dati diffusi sono drammatici. Sento profondamente il travaglio che hanno che hanno vissuto gli altri partecipanti alla conferenza stampa».
Nei locali dei radicali, a dare testimonianza laica di esperienze della dolce morte i familiari di Monicelli (la compagna Chiara Rapaccini), di Lizzani (il figlio Francesco) e di Piergiorgio Welby (la moglie Mina). Sullo schermo un videomessaggio di Lucia Castellina, per anni compagna di Lucio Magri, e poi un appello dell'oncologo Umberto Veronesi che esorta a «sviluppare una medicina della responsabilità dell'individuo» perché «nel nuovo quadro dei diritti del malato, va perseguito il diritto dell'autodeterminazione: abbiamo l'ovvio diritto di programmare la vita e anche il suo termine».
«Dal Colle parole di straordinaria importanza», commenta Gennaro Migliore, Sel. «Ancora una prova di coraggio e di sensibilità», secondo il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova (Ncd). «Opportuno il richiamo del presidente», è in giudizio di Lorenzo D'Avack, del Comitato nazionale di bioetica. I senatori del Pd che chiedono di calendarizzare il ddl. Sandro Bondi, Fi, è d'accordo ad aprire «un confronto finalizzato esclusivamente a garantire la libertà e la dignità della persona». Per Giancarlo Galan, «i tempi sono maturi per il testamento biologico». Tra i contrari Maurizio Gasparri: «L'invito di Napolitano è preoccupante, rischia di riaprire un aspro confronto». Eugenia Roccella, Ncd, parla di invito «parziale e unilaterale».

E Antonio De Poli, Udc: «L'eutanasia non può essere un diritto, la vita va difesa fino all'ultimo».

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