Politica

Nella Chiesa c'è voglia di quote rosa

di Paolo Rodari

Alle donne prete probabilmente la chiesa cattolica non arriverà mai. Ma intanto delle donne e del loro ruolo nella Chiesa se ne parla eccome al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione riunito in questi giorni in Vaticano. Già, perché basta farsi un giro fuori dall'Italia, arrivare magari fin nei paesi del centro Europa e del Nord America, per vedere quanto nelle altre Chiese, quelle protestanti, alle donne vengano offerti ruoli di rango elevato: donne prete, addirittura donne vescovo.
E Roma? Per ora discute. Più di 250 vescovi nell'Aula del Sinodo è anche di loro, delle donne che parlano, davanti a Benedetto XVI che ascolta ogni intervento in silenzio. Brian Joseph Dunn, vescovo canadese di Antigonish, ha tirato fuori un concetto che già l'Osservatore Romano, con una delle sue firme femminili di punta, Lucetta Scaraffia, aveva tempo fa sollevato. Il concetto è semplice: se vi fossero state più donne nei posti che contano della Chiesa molti dei problemi inerenti gli abusi sessuali commessi dai preti non si sarebbero verificati. Beninteso, nessuno arriva a insistere sulla necessità di concedere l'ordinazione alle donne, ma sul fatto che a loro occorrerebbe concedere incarichi che solitamente (ad esempio nella curia romana) spettano a monsignori e anche a vescovi non ci sono molti dubbi.
Jospeh Dunn, dicevamo. Al Sinodo ha ricordato il dramma degli abusi sessuali sui minori commessi da parte dei preti e si è chiesto: «Come possiamo evangelizzare coloro che sono stati profondamente feriti da uomini di chiesa coinvolti in abusi sessuali?». E ancora: «Gesù si occupò dei disillusi ascoltando attentamente le storie dei discepoli per poi restituire loro una nuova consapevolezza della sua presenza. L'esempio di Gesù mostra che la nuova evangelizzazione, che deve aver luogo in piena crisi di abusi sessuali, avviene in almeno quattro modi differenti». Fra questi, «la formazione di gruppi pastorali composti da presbiteri e laici, come riflessione e riconoscimento ufficiali dei ministri ecclesiali laici, nonché mediante un deliberato e sistematico coinvolgimento delle donne, conferendo loro posizioni di guida a ogni livello di vita ecclesiale, e cioè permettendo loro di essere designate come lettrici e accoliti e istituendo il ministero del catechista. Quando ciò accadrà, lo Spirito verrà ascoltato di nuovo, la nostra fede verrà trasmessa con più efficacia». Donne prete no, dunque, ma poco ci manca.
In merito ha detto la sua anche il primate del Belgio, il conservatore André Leonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles. È stato lui a sollevare davanti all'assemblea uno dei temi più scottanti inerenti il rapporto fra evangelizzazione e contemporaneità: la questione femminile. Le donne, ha osservato sono i due terzi del popolo di Dio. «Tuttavia, molte si sentono discriminate. È il momento di dire che, se la Chiesa non ordina sacerdoti donne, non è perché sono meno capaci o meno degne! Anzi!». «È solo perché il sacerdote non è soltanto un ministro del culto ma anche un rappresentante di Cristo Sposo, venuto per sposare l'umanità. Rendiamo grazie per la qualità e la specificità del contributo consistente delle donne all'evangelizzazione. Gesti forti dovrebbero indicarlo chiaramente. Senza donne felici, riconosciute nella loro essenza e fiere di appartenere alla Chiesa, non ci sarà la nuova evangelizzazione».
Il tema interroga i vertici del Vaticano da tempo. Un anno fa, a sollecitare un segnale fu il nuovo numero due della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, l'arcivescovo Savio Hon Tai Fai. Fu lui a dire che la Chiesa cattolica deve urgentemente supportare e promuovere la presenza femminile laddove si prendono le decisioni. Disse: «Tra il 70 e l'80 per cento dei nostri collaboratori nelle parrocchie e nelle missioni sono donne, quindi la Chiesa africana dovrebbe impegnarsi a incrementare il loro spazio negli ambiti nei quali vengono assunte le decisioni». In particolare, è prezioso il contributo «dell'altra metà del cielo» contro la «cultura di morte», soprattutto l'aborto e altri «veleni ideologici» provenienti dall'esterno delle società africane che stanno provocando l'erosione di valori tradizionali (come il senso della famiglia).
Già nel 2006 Benedetto XVI disse parole nuove in merito. «Su questo argomento naturalmente si riflette molto - affermò il Pontefice -. Noi riteniamo che la nostra fede, la costituzione del Collegio degli Apostoli ci impegnino e non ci permettano di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne. Ma non bisogna neppure pensare che nella Chiesa l'unica possibilità di avere un qualche ruolo di rilievo sia di essere sacerdote. Nella storia della Chiesa vi sono moltissimi compiti e funzioni. A cominciare dalle sorelle dei Padri della Chiesa, per giungere al Medioevo, quando grandi donne hanno svolto un ruolo molto determinante, e fino all'epoca moderna». E aggiunse: «Così anche nel tempo moderno le donne devono - e noi con loro - cercare sempre di nuovo il loro giusto posto.

Oggi, esse sono ben presenti nei dicasteri della Santa Sede».

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