Politica

Nell'era della posta elettronica un francobollo vale 10 milioni

Ora che i postini vanno in pensione, la filatelia fa un nuovo record. Con l'1 cent della Guiana britannica del 1856. Il primo proprietario? Un ragazzo di 12 anni

Nell'era della posta elettronica un francobollo vale 10 milioni

La regina Elisabetta starà masticando di rabbia uno dei suoi famosi cappellini: l'unico francobollo raro che manca alla sua inestimabile collezione ancora una volta le è sfuggito di mano. Almeno così sembra, dato che l'acquirente di quei tre centimetri-per tre di carta rosa e nera ha tenuto per sé la gioia per lo shopping da record e non ha divulgato alle masse la propria identità.

Mai nella storia un francobollo è stato pagato così caro: 9,5 milioni di dollari è la cifra battuta da Sotheby's a New York. Polverizzato il record precedente, che risale al 1996, i 2,3 milioni di dollari sborsati per aggiudicarsi un francobollo svedese del 1855. Appassionati e mercanti di filatelia di mezzo mondo staranno brindando a champagne: quale mercato vede il proprio limite massimo alzarsi di colpo del triplo? E, sorpresa, l'asta col botto arriva in un'epoca in cui il servizio postale si rintana in un cantuccio marginale. Le compagnie postali di tutto il mondo diversificano le proprie attività, vedi Poste italiane: è ormai soprattutto una banca ed è anche entrata nell'azionariato di Alitalia. I postini di una volta appendono la tracolla al chiodo e cedono il passo ai corrieri privati, le cartoline ricordo ora ricordano solo il passato, la cassetta delle lettere ospita quasi solo ingombranti volantini pubblicitari e bollette. E perfino la mail, che ha avviato il pensionamento della posta, si è vista scavalcare da altri mezzi di comunicazione scritta, da Whatsapp ai messaggi di Facebook e Twitter. Eppure. Eppure il sogno di mettere in fila il Gronchi Rosa e il Black Penny e altre microscopiche meraviglie della storia della tipografia postale evidentemente fa ancora battere il cuore di chi può spendere senza badare agli zeri. Al contrario, l'aumento esponenziale del prezzo forse sta a indicare proprio che il valore del bollo raro si stacca sempre di più dalla sua funzione pratica. Il francobollo diventa sempre più archeologia e proprio come un'opera d'arte antica acquista valore. Ormai si stampano marche commemorative, edizioni limtitate, già con l'idea di incendiare la brama di possesso dei collezionisti.

E a sentire loro, gli appassionati, il francobollo aggiudicato ieri è una meraviglia che i 9,5 milioni li vale tutti. Per David Beech, quel piccolo ottagono di carta «è la Monna Lisa della Filatelia». Stampato in nero su carta color «magenta», ha oltre 150 anni di storia da raccontare. Stampato insieme ai tagli da centesimi (meno rari) nel 1856 nella Guiana britannica per coprire il vuoto lasciato dal ritardo di un carico di francobolli provenienti dalla madrepatria, non è l'unico esemplare rimasto. E non veniva più esposto in pubblico dal 1986.

È appartenuto per ultimo a John E. du Pont, l'erede dei re dell'industria chimica coinvolto in una storiaccia nel 1984, quando sparò accidentalmente a un atleta olimpico. La società che gestisce i possedimenti di famiglia ha fatto sapere che donerà parte del ricavato alla Fondazione per tutela della vita selvatica Eurasia-Pacifico, di cui da sempre du Pont è stato mecenate. Nel mezzo tanti altri passaggi di mani, alcuni dei quali avevano già fatto segnare rialzi record. Alla penultima asta il re d'Inghilterra Giorgio V si era fatto superare dall'offerta di Artur Hind, magnate del tessile di New York. La storia risale fino al primo proprietario, un ragazzino di 12 anni che l'aveva trovato tra le carte di famiglia nel 1877 e l'aveva poi venduto per pochi scellini. Quel francobollo, rispetto al valore nominale si è rivalutato di 95 miliardi per cento.

Pensateci la prossima volta che rimproverate vostro figlio che invece di andare a cercarsi una ragazza perde tempo con la collezione di francobolli.

Commenti