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Ma non regge l'alibi del presunto assassino della diciannovenne

Ma non regge l'alibi del presunto assassino della diciannovenne

Nega il senegalese con le treccine «rasta» raccolte in bell'ordine e il volto quasi tranquillo dopo ore di interrogatori. È accusato di omicidio, sarebbe lui secondo gli investigatori livornesi l'assassino di Ilaria Leone, la cameriera diciannovenne il cui cadavere è stato trovato seminudo giovedì in un uliveto a Castagneto Carducci. Ablaye Ndoye, 33 anni, di fronte alle domande degli investigatori ha ammesso solo una cosa: «Sì la conoscevo e con lei avevo fumato qualche spinello». Per il resto si proclama innocente. Anzi contrattacca: «Mi hanno incastrato».
Davanti al pm smentisce categoricamente tutte le testimonianze che lo incastrano, quelle rese dai suoi connazionali, gli «amici» con cui divideva la casa e quelle degli altri ragazzi del paese con cui spendeva le serate. Non ha potuto invece negare che lo zaino in cui è stato trovato il cellulare della vittima fosse suo. Ma proprio su questo si arrampica sugli specchi. Il telefonino sarebbe stato messo lì dai suoi connazionali per incastrarlo. Secondo quanto appurato però dai carabinieri, la mattina dopo l'omicidio, Ndoye era già in possesso del cellulare di Ilaria. Inoltre, dall'esame dei tabulati il cellulare di Ndoye la stessa sera dell'omicidio avrebbe ricevuto tre chiamate dall'apparecchio della diciannovennne e i due cellulari sarebbero stati agganciati dalla stessa cella, sia per la vittima che per l'indagato
Le chiamate si sono interrotte alle 22, poco prima che la ragazza terminasse il lavoro e andasse incontro al suo appuntamento con la morte. Ablaye non ha alibi per quelle ore. Racconta di aver dormito sulla spiaggia dopo essere andato a cena in un ristorante della zona. Lì, tuttavia, nessuno lo avrebbe visto o è in grado di confermare la sua versione.
Emergono intanto particolari terribili sugli ultimi istanti di vita della giovane. Secondo quanto emerso dall'autopsia le lesioni rilevate sul cadavere dimostrerebbero che l'esile cameriera sia stata massacrata di botte dall'uomo che cercava di violentarla. Tanto che la causa del decesso non sarebbe stata lo strangolamento, come apparso all'inizio. Ilaria sarebbe stata, invece, soffocata dal sangue che copioso è uscito dalle fratture al setto nasale provocatele dall'aggressore: la massiva broncoaspirazione di sangue le avrebbe impedito di respirare. Molto probabilmente, secondo gli inquirenti, la colluttazione sarebbe avvenuta in un punto più alto rispetto al pendio lungo il quale il corpo è stato trovato. L'assassino avrebbe dunque tentato di abusare di lei e di fronte alla reazione avrebbe tentato di soffocarla per poi pestarla brutalmente. Pensando fosse morta l'avrebbe trascinata qualche metro più in basso coprendola con delle frasche.

Invece il cuore batteva ancora.

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