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Nonostante il flop e le ruberie, Pd e 5S difendono ancora il reddito di cittadinanza

Il nuovo campo largo difende a spada tratta il reddito di cittadinanza. L'ex presidente della Camera Fico critica il nuovo assegno: "Ci riporta al passato". La prof Saraceno attacca il governo: "Vuole prendere per fame i poveri"

Nonostante il flop e le ruberie, Pd e 5stelle difendono ancora il reddito di cittadinanza

Niente da fare. Nonostante il fallimento del reddito di cittadinanza che doveva “abolire la povertà” e invece l’ha aumentata, il “nuovo” campo largo continua a difendere l’assegno grillino a spada tratta. La nuova accozzaglia giallo-rossa guidata, per un verso dal Movimento 5stelle di Giuseppe Conte e, per altro verso, dal rinnovato Pd made in Elly Schlein, si fa portavoce di tutti i percettori del sussidio. La bozza della riforma del reddito, perseguita dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha fatto andare su tutte le furie i principali esponenti dem e grillini.

Saraceno attacca il governo: "Affamare i poveri"

La prima a soccorrere l’assegno grillino è la Chiara Saraceno, sociologa e vicina alle istanze del Movimento 5stelle. Raggiunta dal Fatto Quotidiano, la studiosa si è scagliata contro il nuovo reddito di cittadinanza, che potrebbe essere sostituito da uno strumento chiamato Mia, ossia “Misura di inclusione attiva” previsto in 12 articoli. Per la sociologa nelle nuove norme, presentante nella bozza,“prevale l’intento punitivo verso i poveri e persistono elementi controversi e inspiegabili”.

Le parole della studiosa, per nulla sorvegliate, sono un attacco bello e buono all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni: “Perché ridurre l’importo agli occupabili? L’unica spiegazione – questa la conclusione surreale della sociologa –è che lo si voglia prendere, per così dire, per fame: affamare i poveri per spingergli a trovare un lavoro. Non voglio crederci”.

La stretta al sussidio flop

Da non credere, piuttosto che le nuove misure abbozzate dalla ministra Calderone, sono tutte le falle dell’assegno grillino. Un flop che grava tutt’ora sulle casse dello Stato, per almeno 7-8 miliardi di euro all’anno e, in ultima istanza, sulle tasche dei contribuenti. La modifica, portata avanti dall’esecutivo, dovrebbe ridurre queste enormi problematiche. Le platee familiari dei percettori saranno divise in due gruppi: occupabili e non occupabili. Mentre le famiglie “non occupabili” percepirebbero 500 euro mensili, per gli “occupabili” l’assegno non sarà superiore a 375 euro.

Un’altra delle criticità, spesso omessa dalla sinistra e dai grillini, è il fenomeno dei cosiddetti “furbetti” del reddito. Ormai non si contano tutti i furti da parte di percettori che, pur non avendo i requisiti minimi, ricevevano l’assegno mensile. Il nuovo sussidio, ribattezzato Mia, dovrebbe colpire questa grossa fascia di persone: la misura statale verrà erogata solo dopo controlli stringenti sul patrimonio, Isee, possesso di veicoli e altre informazioni necessarie. Viene meno anche il profilo di “offerta congrua”: al primo rifiuto del lavoro addito reddito di cittadinanza.

Fico difende il reddito grillino

Tutto questo non sembra turbare né il Movimento 5stelle né il Partito democratico. Il primo, per voce di Roberto Fico, attacca la nuova misura: “Abolire il reddito – spiega l’ex presidente della Camera al Corriere della Seraè stata una scelta ideologica che ci riporta al passato. Una scelta fatta contro le persone più fragili e in difficoltà”. Gli fa eco su Twitter, il senatore dem, Antonio Misiani:“Al di là del cambio del nome l’unico dato certo è che il governo Meloni ha tagliato del 20% i fondi contro la povertà dal 2024”.

La strada è ormai tracciata: il nuovo campo largo giallo-rosso ha già individuato le “possibili battaglie comuni” invocate da Elly Schlein: lotta al fascismo immaginario, fondamentalismo verde-ambientalista e difesa del reddito di cittadinanza.

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