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La notte più lunga di Letta incerto fra il bis e gli Esteri

Il premier oggi al Colle: deve decidere se accettare il "congelamento" a Palazzo Chigi con un nuovo governo o lasciare il posto a Renzi

La notte più lunga di Letta incerto fra il bis e gli Esteri

Roma - È la notte più lunga per Enrico Letta. Dopo l'incontro Renzi-Berlusconi si trova davanti ad un bivio; per queste ragioni, oggi si consulterà anche di persona con il capo dello Stato. Ha di fronte due strade: accettare che sulle riforme in Parlamento si ri-formino le vecchie larghe intese (con tutto quel che ne consegue), oppure lasciare Palazzo Chigi. E magari trovare una collocazione al ministero degli Esteri, dopo l'endorsement ricevuto l'altra sera proprio dal segretario del suo partito, che in tv ha apprezzato come il premier si muova a suo agio nella politica internazionale. Lasciando Palazzo Chigi proprio a Matteo Renzi. Ma nessuno degli azionisti di maggioranza del governo gli chiede di dimettersi: non glielo chiede Berlusconi, non glielo chiede Renzi, che ha pure creato un gettonatissimo hashatag su Twetter: #enricostasereno. Al contrario. Il percorso individuato da Renzi e Cavaliere presuppone la permanenza di Letta a Palazzo Chigi. Ma con una nuova agenda ed una nuova squadra per portarla avanti. Un Letta-bis, insomma. Ma Enrico riuscirà a recuperare parte del cinismo politico necessario per l'operazione? In base a quel che fa filtrare parrebbe di si. Al momento, prova ad allontanare il calice della scelta: ha tutta una notte per riflettere.
«L'incontro di oggi pare andare nella buona direzione», commentano fonti di Palazzo Chigi. «Siamo infatti da tempo convinti della necessità di una riforma costituzionale e della legge elettorale che tenga insieme le forze di maggioranza e i principali partiti dell'opposizione». In questo modo, però, in Parlamento si formerebbero due maggioranze: una sulle riforme, una sugli atti ordinari del governo. Situazione complicata. Per questo, tutte le opzioni sono sul tappeto. E quella meno fantasiosa e più realistica sarebbe proprio quella di un Letta-bis. Con una crisi pilotata, consultazioni lampo, reincarico. Ma, soprattutto, nuova lista di ministri: più bilanciata e più rispettosa degli equilibri di rappresentanza parlamentare. In cambio, i movimenti oggi  sovradimensionati potrebbero avere la garanzia di rinviare le elezioni nel 2015, se non oltre. In altre parole, dovrebbero dimagrire nella rappresentanza al governo, con la garanzia di avere il tempo sufficiente per consolidarsi elettoralmente. Ma Pietro Nenni ricordava che «la politica cammina sulle gambe degli uomini». E né Berlusconi né Renzi sono - al momento - certi che Enrico Letta accetterà lo schema che hanno concordato. Ignorano la reazione del premier, anche se circolano voci di telefonate tra loro. A Palazzo Chigi la parola d'ordine è «cautela». Soprattutto prima che il premier non abbia letto con il capo dello Stato la nuova situazione politica.

Che li riporta alle vecchie larghe intese; quelle che valevano prima del 27 novembre.

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