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Ora anche la sinistra si scopre euroscettica "Di rigore si muore"

Il viceministro Fassina vuole "nuove regole", il "Manifesto" arruola economisti e intellettuali contro "questa tragica spirale distruttiva"

Ora anche la sinistra si scopre euroscettica "Di rigore si muore"

Roma - Contrordine, compagni: l'Europa si può anche criticare. S'avanza nel panorama politico una sinistra euroscettica con cui quella governativa, occhialuta e secchiona, sempre pronta a fare i compiti assegnati da Bruxelles e da frau Merkel, dovrà presto o tardi fare i conti.

Certo, la componente meno euroentusiasta della sinistra italiana è soprattutto quella estrema, che poi sarebbero i comunisti al cachemire (sì, ce ne sono ancora). Quelli, per intenderci, che leggono il manifesto. Foglio che, come ricorda Italia Oggi, ha addirittura elaborato un manifesto anti Ue. Attacco a quel rigore finanziario «incompatibile con lo sviluppo economico, oltre che con qualsiasi politica redistributiva, di equità e di progresso civile». Il panorama è tetro, e il rischio quello «di avvitarsi in una tragica spirale distruttiva». L'appello è stato firmato da quindici esponenti di spicco dell'intellighenzia: economisti, studiosi seri, personaggi lontani da derive estremiste o populiste. Va detto che la sinistra di sistema, quella con il sedere ben piantato sulla poltrona, ha reagito con megafoni molto più potenti del manifesto. Lo hanno fatto Michele Salvati sul Corriere della Sera e Barbara Spinelli su Repubblica, definendo l'appello oscurantista, reticente, autoassolutorio, catastrofista, menzognero. Una reazione d'ufficio, praticamente un riflesso pavloviano.

Il fatto però è che anche esponenti di spicco del Pd stanno iniziando a mettere qualche se e qualche ma tra loro e il rigore a tutti i costi imposto da Bruxelles. In certo qual modo lo ha fatto anche Matteo Renzi, pur nella difficoltà di dare contorni netti alle sue intenzioni tra le colonne di fumo delle sue parole. Però ieri ha aperto sullo sfondamento del tetto del 3 per cento nel rapporto debito/Pil che costituisce uno dei più stretti cappi al collo della nostra economia: «È evidente che si può sforare: si tratta di un vincolo anacronistico che risale a venti anni fa». E poi un'altra precisazione: «Non è l'Europa che ci ha cacciato in questa crisi ma la mancanza di visione. Se c'è una leadership con una visione, non vedo problemi a superare il tetto del deficit anche se poi va fatta un battaglia per cambiare le regole. Non solo sui conti pubblici».

Prima del neosegretario anche un altro papavero democratico aveva esibito qualche nuance antieuropeista. Parliamo del viceministro all'Economica Stefano Fassina, che già a ottobre in un'intervista a Repubblica aveva sentenziato: «È necessaria una correzione di rotta. Perché la politica economica prevalente è insostenibile non per l'Italia ma per l'intera Eurozona. Mette a rischio la moneta unica e la stessa democrazia come dimostra il boom dei partiti xenofobi e nazionalisti in tutto il continente». Poi, a dicembre: «L'Europa è sulla rotta del Titanic». E poi attorno a Natale il «giovane turco» del Nazareno aveva insistito: «Siamo pronti a puntare i piedi e anche ad adottare un piano B» in sede europea, che «dovrà evitare di farci finire come il Titanic (aridaje, ndr) contro l'iceberg e dovrà portare l'Italia a ridefinire i propri obiettivi». In concreto Fassina pensa a «nuove regole per l'accesso al credito, una politica monetaria contro la deflazione, scorporo degli investimenti dai vincoli del patto di stabilità e un coordinamento delle politiche economiche che corregga gli squilibri dei Paesi che hanno forti surplus della bilancia commerciale». Insomma, «la fine dell'Europa mercantilistica».

E l'eurodiffidenza è un venticello che inizia a spirare anche in altre sinistre di governo europee.

Come quella di François Hollande che, ormai a livelli di consenso da albumina, si gioca le remote possibilità di aprire un ciclo politico passando indenne attraverso le elezioni amministrative ed europee del 2014 anche sul tavolo dell'allentamento del rigore: sperando che il vigile pastore tedesco digrigni meno i denti.

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