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Lucetta Scaraffia: "Ora serve un Pontefice non europeo"

Lucetta Scaraffia: "Le divisioni e le congiure di questi anni spingeranno a una scelta di rottura. Arriverà un volto nuovo"

Il Vaticano gremito di fedeli durante l'Angelusa del Papa
Il Vaticano gremito di fedeli durante l'Angelusa del Papa

Gli scandali pesano. E peseranno ancora di più al momento della scelta, nella Cappella Sistina. Lucetta Scaraffia, storica, non ha dubbi: «Credo sia arrivato il momento di un Papa straniero. Anzi, non europeo».

Addirittura?
«Sì, le divisioni, le congiure, i complotti che hanno segnato la vita della Chiesa in questi anni spingeranno i cardinali ad una scelta di rottura. Si cercherà un volto nuovo, lontano dalle vicende che hanno avuto per protagonisti gli italiani. O una parte degli italiani».

Ma perché andare oltre i confini della vecchia Europa?
«Perché è cambiata la prospettiva, anche dal punto di vista dei numeri. E poi perché ci sono degli ottimi candidati provenienti da Stati Uniti, Canada, Filippine, Brasile… Non mi pare che manchino i papabili».

Che cosa ha spinto Benedetto alle dimissioni?
«Ratzinger si è reso conto di non riuscire più a stare dietro a tutti gli impegni. Non si può immaginare una Giornata mondiale della gioventù con il Pontefice assente, tappato in Vaticano».

Però la rinuncia crea sconcerto.
«La rinuncia è un atto modernissimo, di grande realismo. Il Papa si è accorto che in questo momento il compito è superiore alle sue forze. Ci vuole uno più giovane».

Ma così il papato non perde sacralità?
«Ma no. Benedetto sa che la vita si allunga, ma le forze possono scemare. Lui non vuole partecipare al festival dell'ipocrisia, in cui la quarta età è una passeggiata. No, riconosce i propri limiti».

Forse riconosce anche che le erbacce non sono state sradicate?
«Il Papa ha fatto quello che ha potuto».

Un bilancio?
«Positivo nella lotta alla pedofilia. Affrontata con la necessaria durezza».

La Chiesa non nasconde più sotto il tappeto gli abusi?
«No, è cambiata la percezione. Ed è cambiata anche la reazione. Non ci sono più santuari intoccabili».

Le divisioni nella curia?
«Quelle purtroppo ci sono ancora. Mi pare che lì il Papa non sia riuscito ad incidere. Si continua a leggere di cordate contrapposte, di spaccature, di tradimenti e di lotte furibonde. Il tutto sullo sfondo di vicende drammatiche da Vatileaks ai guai dello Ior».

Ci penserà il successore di Benedetto?
«Ratzinger ha capito che oltre non può andare, anche per la sua oggettiva fragilità. E allora si sottrae ai riflettori».

Quali saranno le questioni più urgenti da affrontare?
«Mi pare che il problema numero uno sia appunto la purificazione delle gerarchie. Ratzinger aveva tuonato contro la sporcizia, ma la sporcizia è rimasta. Fra l'altro queste lotte interne ai Sacri Palazzi rovinano l'immagine della Chiesa nel momento in cui si deve ripensare l'evangelizzazione».

In concreto?
«C'è un difetto di comunicazione nella formazione del clero, nei seminari, nell'insegnamento del catechismo».

Che cosa manca?
«Qualcosa che ha a che fare con il nocciolo del messaggio, con la fede in Cristo, con la struttura stessa della Chiesa».

L'agenda del futuro Papa è di quelle da far tremare le vene dei polsi.
«Per questo ci vuole una figura giovane e lontana dalle oscure trame romane».

Ma non c'è il rischio che lo strumento delle dimissioni possa essere agitato e usato come un'arma da chi si oppone al cambiamento?
«Può essere, ma il Papa resisterà. I tempi sono cambiati, le esigenze di oggi non sono più quelle di ieri, e anche solo l'esposizione mediatica del Papa è continua e totale».

Dunque?
«Ci vuole coraggio e Benedetto XVI l'ha avuto. La forza del pontificato non diminuirà ma aumenterà dopo il passo storico di Ratzinger. Del resto non l'ha notato nessuno, ma anche il Dalai Lama, che è un leader religioso, si è ritirato».

Molti si aspettano una svolta sulle solite materie incandescenti dell'etica. Il divorzio, la morale sessuale, il sacerdozio delle donne.
«Non credo che la Chiesa cambierà posizione sul tema del sacerdozio femminile, ma il ruolo delle donne è ancora modesto».

A che cosa si riferisce?
«Al potere. A posti di responsabilità, oggi quasi interamente occupati dagli uomini. E poi c'è il tasto, dolente, della famiglia».

La famiglia?
«La famiglia è in crisi. Non funziona o funziona male. Un problema gravissimo che dev'essere affrontato con grande determinazione.

Ma per fare questo, tutto questo, ci vuole anzitutto pulizia».

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