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"Ora vediamo cosa combinate"

Berlusconi deluso da chi esulta per il suo addio rilancia: "Non mi faccio da parte"

"Ora vediamo cosa combinate"

I l puzzle è complesso e di non facile lettura. Anche se alcuni segnali sembrano lasciare pochi dubbi. Intanto quel sibillino «Silvio è deluso, ma non dico da chi» con cui Marcello Dell'Utri racconta a Repubblica quanto sia stata «sofferta» la scelta del Cavaliere. Un'uscita che arriva all'indomani dell'annuncio del passo indietro che mercoledì a caldo pure Barbara Berlusconi aveva commentato con un neanche troppo enigmatico «ora tocca ai tanti che in questi anni hanno dato lezioni». Due indizi non fanno una prova, ma ci vanno vicino. Soprattutto se a raccontare un Berlusconi amareggiato è chi il Cavaliere lo conosce praticamente da sempre.

Piccoli segnali - ma forse neanche troppo labili - di un Berlusconi in rotta di allontanamento dal Pdl e dal suo gruppo dirigente. Perché pare l'ex premier non abbia fatto salti di gioia a leggere il fiume di dichiarazioni dei tanti che ieri celebravano la sua uscita di scena come una sorta di panacea, la soluzione di tutti i mali, la strada verso un mondo migliore. Al Cavaliere deve aver dato la sensazione di una sorte di commiato, probabilmente un pizzico affrettato se ancora mercoledì sera - poche ore dopo l'annuncio - alla festa di Alessandra Mussolini confermava di essere pronto a «stare dietro le quinte» ma escludendo «un'uscita di scena». «State tranquilli, non mi faccio da parte. È solo finita una fase d'incertezza e se ne è aperta una nuova», spiega prima di intonare il solito repertorio di canzoni in francese. E chissà se è proprio questa la ragione del videomessaggio di ieri. Nessuna novità, perché il testo è esattamente lo stesso del comunicato di mercoledì. Con la differenza che il Cavaliere ci mette la faccia, con sullo sfondo la bandiera italiana e quella europea ma nessun simbolo di partito. Anche visivamente il Pdl pare essere sempre più lontano.

Anche in via dell'Umiltà pare che ieri abbiano iniziato a cogliere la distanza. E con un pizzico di preoccupazione dopo l'entusiasmo con cui mercoledì era stato accolto l'annuncio del Cavaliere. Neanche due mesi per organizzare da zero delle primarie non sono affatto uno scherzo e i vertici del Pdl ne hanno preso atto. «Sia che si facciano con Biancaneve e i sette nani, sia che siano primarie vere siamo già fuori con l'accuso», spiega un big di via dell'Umiltà. Ecco perché si sta cercando di coinvolgere a pieno titolo Denis Verdini, l'uomo organizzazione del partito. Perché il suo contributo a questo punto può fare la differenza. Al netto del fatto che Verdini resta vicinissimo a Berlusconi e che l'ex premier è piuttosto freddo rispetto alle primarie temendo che possano finire in un flop. Forse anche per questo continua nella ricerca di quel candidato che possa sparigliare le carte che qualcuno ieri indicava in Emma Marcegaglia.

Certamente sarà decisivo il voto in Sicilia in programma domenica. Dovesse vincere Rosario Crocetta per Alfano sarebbe un colpo durissimo, tanto che pare il segretario non escluda di fare un passo indietro in caso di sconfitta di Nello Musumeci (che si sommerebbe a un crollo del Pdl già annunciato). A quel punto si riaprirebbe i giochi, chissà magari anche le primarie sarebbero da rivedere e un simile stravolgimento potrebbe favorire il rientro in partita di Mario Monti. Pare che lì continui a guardare il Cavaliere. Che continua ad essere preoccupato per le vicende giudiziarie che ancora nei giorni scorsi gli hanno portato via ore ed ore. «Continua ad essere una guerra. Ci sono tre sentenze in arrivo e tre procure che continuano ad indagare», confidava al telefono qualche giorno fa ad un parlamentare.

Oggi arriva quella sui diritti tv Mediaset e si capirà che aria tira.

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