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Palermo, nessuno ha il coraggio di raccontarle la verità

Palermo, nessuno ha il coraggio di raccontarle la verità

PalermoÈ stato un omicidio premeditato: Samuele Caruso, il ragazzo di 23 anni che ha ucciso la sorella della sua ex voleva colpire entrambe, forse aveva in mente di assassinarle tutte e due. Parla di omicidio volontario premeditato e aggravato dai «motivi futili e abietti» il magistrato che coordina l'indagine sulla tragedia di Palermo. Il quadro indiziario degli investigatori ora è più chiaro e le oltre venti coltellate che hanno ridotto in fin di vita Lucia Petrucci, l'ex fidanzata del giovane, sono inequivocabili come i due fendenti che hanno ucciso Carmela, morta a 17 anni per aver tentato di salvare sua sorella Lucia dal raptus di Samuele. Il giovane, fermato alla stazione di Bagheria mentre attendeva un treno per fuggire, ha confessato: «Stavamo insieme, ma quest'estate mi ha lasciato e io ho perso la testa…». Samuele dalla scorsa estate non si era mai rassegnato, sapeva di avere perso l'amore di Lucia, una storia tribolata finita, forse mai iniziata ma subito trasformatasi per la ragazza in un incubo fatto di litigi, continue persecuzioni. Su Facebook si faceva chiamare «tigrotto», il suo profilo è chiuso. Rimangono solo le foto dei micini che allatta con un micro biberon, il simbolo della Juve e la foto che lo mostra teso per gonfiare i bicipiti. Ed è sotto questa foto, che è stata condivisa da decine di ragazzi, che si manifesta la rabbia e l'orrore dei coetanei per il carnefice. Per tutti è un «mostro». Interminabile la lista di insulti per condannare il gesto bestiale che va ad allungare la lista dei «femmnicidi». Ieri è arrivata anche la condanna in piazza Politeama dal «coordinamento antiviolenza 21 luglio» con il numero annuale aggiornato, «101» donne uccise in Italia dall'inizio del 2012. In ospedale i medici definiscono «stabili» le condizioni di Lucia scampata alla brutalità di Samuele. La ragazza è ancora sotto choc e non sa della morte della sorella, ha subito una serie di interventi chirurgici per chiudere le ferite, in particolare nella parte lombare destra, provocate dai fendenti che non hanno fortunatamente compromesso organi vitali. E da ieri non è più intubata, sebbene resti ricoverata per precauzione nel reparto di rianimazione. Nel tardo pomeriggio Lucia ha riabbracciato i suoi familiari, la mamma il papà e il fratello Antonio e a loro ha chiesto «Carmela come sta, vorrei vederla». «Tua sorella è più grave, se ne stanno occupando altri dottori in un altro ospedale», hanno risposto i familiari rispettando le indicazioni degli psicologi incaricati di assistere i genitori delle due ragazze e di preparare la giovane prima di darle la notizia della morte della sorella.
Al liceo Umberto I ieri mattina una frase campeggiava su un cartellone dinanzi la scuola e il giorno dopo la tragedia invitava alla riflessione, ma anche a reagire: «Tutte sorelle. Reagiamo contro le violenze sulle donne». Sul banco della III L gli insegnati e i compagni hanno posato un mazzo di fiori. Tutti insieme hanno riflettuto nel corso di un'assemblea sull'atroce delitto. Uffici e le scuole comunali esporranno le bandiere a mezz'asta nel giorno dei funerali di Carmela, domani la prima di una lunga lista di commemorazioni alle 10.30, con un ricordo nella vicina chiesa Santa Teresa del Bambin Gesù. In serata, alle 21, una fiaccolata, dall'istituto di via Parlatore fino in via Uditore, dove abita la famiglia Petrucci.

Domani per Simone sarà anche il giorno della convalida.

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