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È panico nel centrosinistra Ecco le rivelazioni di Lusi: "Soldi anche a Rosy Bindi"

Nell’atto d’accusa di Lusi pure doppi rimborsi taxi e piccole spese: "Somme in contanti a Rutelli". Il Pd imbarazzato adesso trema

È panico nel centrosinistra Ecco le rivelazioni di Lusi: "Soldi anche a Rosy Bindi"

Roma - «Sulla macelleria delle piccole, piccolissime, spese, è meglio che non dica nulla...». Parla Luigi Lusi e nell’aula della giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato scende il gelo. Basta un accenno ai rimborsi per pochi euro saldati negli anni ai parlamentari dell’ex Margherita ed è il panico. Che diventa terrore quando l’amministratore del partito-fantasma inizia a snocciolare, uno per uno, i big del centrosinistra che passavano da lui a riscuotere presentando fattura. Non ci sono solo Rutelli e la sua Fondazione, la «paghetta» a Enzo Bianco e i bonifici alla società legata al marito della segretaria, oppure il sindaco di Firenze Matteo Renzi e le sue campagne elettorali. C’è molto di più in quest’autodifesa da prendere, ovviamente, con le dovute cautele in attesa di riscontri.

SOLDI PD E «VERDI»

Lusi, per una volta, fa i nomi dei big del partito che hanno sempre negato d’aver percepito un euro. Li cita en passant. «La Bindi, Franceschini, Bianco, Fioroni ed Enrico Letta erano legittimati a chiedere contributi attraverso loro fiduciari». Poi Gentiloni e l’ambientalista Realacci, «legittimati insieme a Rutelli a presentare fatture per la componente democratici». Da questa componente era stato escluso «a me in maniera poco comprensibile Parisi», nonostante fosse presidente del partito e dunque avesse pieno titolo per pretendere la sua parte. Stando al ragionamento di Lusi, Rutelli non voleva che gli venissero pagate le fatture dal 2007 in poi.

MARINI FUORI DAL GIRO

L’ex tesoriere nomina anche l’ex presidente del Senato, Franco Marini, l’unico però «che pur avendone diritto non ha mai chiesto un soldo, nemmeno per il tramite dei suoi referenti». Quando scomoda i pezzi da novanta del Pd non mette accanto cifre, limitandosi a descrivere modalità di riscossione: «Loro - giura Lusi - presentavano le fatture e io saldavo senza contestare nulla», anche quando non era certo che le pezze d’appoggio fossero regolari. «Ero il capo amministrativo e come tale esecutore, non avevo obblighi di controllo, se Rutelli mi diceva di pagare pagavo. Dovevo solo verificare che venisse rispettato il budget della spartizione del 2007: 60 per cento ai popolari, 40 ai rutelliani».

RUTELLI E LE VACANZE

L’ex tesoriere ha raccontato di aver consegnato ingenti somme al leader dell’Api e che i versamenti venivano effettuati in coincidenza di campagne elettorali, vacanze e festività e «contabilizzate in modo da tutelare Rutelli». Il quale avrebbe dato anche l’input di fermarsi a pagare 70mila euro (dei 120mila richiesti) a Renzi. La replica di Rutelli è sferzante: «Lusi è un ladro senza vergogna, un inquinatore pericolosissimo, ha cambiato versione per la quarta volta, presenterò una nuova denuncia».

IL RIMBORSO TAXI-BIS

Al momento della sua nomina Lusi diede seguito a una curiosa «tradizione» in uso alla Margherita, quella di chiedere al partito il rimborso per i taxi e per voci di minore importo nonostante le spese extra fossero già comprese in un forfait del Parlamento: «Ho pagato tanti di quei tabulati (per manifesti, volantini ecc, ndr) che avrebbero riempito mezza Roma».

LA PAGHETTA DI BIANCO

Al presidente dell’assemblea federale dell’inesistente Margherita Enzo Bianco, precisa Lusi, veniva riconosciuto un rimborso mensile di 3mila euro, poi passato a 5.500. Altri 150mila euro sarebbero finiti attraverso bonifici bancari ad una società di Catania riconducibile al marito della sua segretaria. Per la cronaca, anche Bianco annuncia querele.

CON API SI TRASLOCA

Lusi fa cenno pure a un uso «improprio» da parte di Rutelli di personale un tempo impiegato nella Margherita, transitato nel Pd e finito nell’Api. Sul punto l’esponente del Terzo polo in giunta, Bruno, si è irrigidito contestando il passaggio incriminato.

L’INCIDENTE NEGATO

L’amministratore della Margherita non risparmia nemmeno i magistrati che lo vogliono in galera e che a suo dire non sono voluti andare sino in fondo. Negandogli la richiesta di incidente probatorio sui conti della Margherita e limitandosi ad acquisire i libri contabili (lasciando in mano a Rutelli&co fatture e altra documentazione) i pm romani avrebbero impedito il riscontro a quanto raccontato sui flussi finanziari del partito: «Non mi danno modo di difendermi». Anche il Pd in giunta sta facendo di tutto per attenuare l’onda d’urto delle sue parole negando l’uso del registratore in aula.

Mercoledì il tesoriere concederà il bis. Che farà il partito di Bersani?

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