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«Il Papa ha criticato una Chiesa impura»

Non lo si può certo catalogare fra i clericali. Ma è un grande estimatore del cristianesimo e come i pensatori raffinati va subito al punto «La Chiesa deve riscoprire il messaggio originale, la parola di Gesù. I miei amici con il dono della fede sono tute persone che hanno incontrato la parola di Cristo. Non un'ideologia, non il catechismo, non la morale. No, hanno respirato l'origine. Come, nei secoli, Francesco, Domenico, Ignazio e gli altri santi».
Massimo Cacciari è spiazzante come sempre. E non si lascia fasciare dai luoghi comuni del politcally correct. La Chiesa naviga a vista, dopo le dimissioni di Papa Benedetto, presto ci sarà un conclave e non è un momento facile per il popolo cristiano. Forse ci si aspetterebbe da Cacciari, filosofo e tante altre cose, un' analisi dotta e spietata delle dinamiche politiche e sociologiche della fase di smarrimento vissuta in Vaticano, ma lui non si lascia imbrigliare da schemi a la page.
Perché Benedetto si è dimesso?
«Cercherei di miscelare, di contemperare ipotesi, per così dire, diverse. Certo, il Papa è affaticato e il suo è un gesto di grande umiltà».
Ma poi?
«Però credo che la sua scelta sia anche l'espressione di un'impotenza. E costituisca una critica alla Chiesa che non si rinnova e non si purifica».
Dunque, quel che è accaduto si può leggere a vari livelli?
«Sì. Quello di Ratzinger è un gesto complesso».
Come reagirà la Chiesa?
«Può essere che reagisca facendo finta di niente. Mettendo nel dimenticatoio, con tante nobili parole di circostanza, la scossa che il Papa ha dato».
Oppure?
«Mi auguro che invece si vada verso il cambiamento».
E che cosa è che deve cambiare?
«La Chiesa deve tornare ad essere un vulcano».
Un vulcano che ricopre il mondo con la parola di Dio?
«Il cristianesimo deve cercare un difficile equilibro. Deve essere nel mondo, ma senza cedere alla logica del mondo. Deve avere i piedi in terra, ma ponendosi come segno di contraddizione per la logica mondana».
E questo non accade?
«Mi pare che la Chiesa riduca, comprima, annacqui il messaggio del fondatore. Lo si fa diventare una morale, un'ideologia una somma di nozioni, tutto fuorché l'essenziale».
L'essenziale?
«Per quanto mi riguarda il cristianesimo non è nemmeno una religione, non è una filosofia che mette a posto il mondo ricavando un spazio adeguato per Dio. Il cristianesimo è la proposta di Cristo, il suo messaggio, la sua forza dirompente. Di certe questioni teoriche, tutto sommato, ai cristiani interessa poco o nulla».
I Papi hanno sempre parlato di Cristo.
«Certo, ma si fa fatica a cogliere la forza e il fascino di questa predicazione. Certi discorsi sembrano arrivare dalla luna. Svuotati, fiacchi, ridotti a regole astratte di vita. Il cristianesimo invece narra dell'amore, l'amore di Dio per l'uomo, e il giudizio non è mai una condanna. Voglio dire che viene prima il perdono e il giudizio è l'abbraccio che ti attende e ti offre una nuova chance.. Invece oggi viviamo sprofondati nel chiacchiericcio del giudizio che non ha il respiro del perdono. Ma chiude, bolla, etichetta».
Lei che cosa mette n cima alle sue meditazioni?
«Le parabole. La parabola de Buon Samaritano,quella del Figliol Prodigo, in generale tutte le parabole. Pensi che ricchezza straordinaria. Il cristianesimo rovescia, o meglio dovrebbe rovesciare l'idea antica del sacro».
Il cristianesimo contro il sacro?
«No, non mi fraintenda. È che capovolge il significato della parola alla radice. Sacro come separato. Eh no, Cristo unisce, collega, mescola. Terra e cielo insieme. Una scommessa vertiginosa».
Che Papa si aspetta?
«Non lo so. Forse un Papa straniero. Mi piacerebbe un Papa nordamericano: per tante ragioni, perché il mondo è cambiato, e come segno dei tempi. Chissà.

Ratzinger ha dato la scossa, ora vedremo se quel che ha fatto diventerà un compito per la Chiesa di domani o se sarà dimenticato».

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