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Partito autofinanziato e senza segretario: così rinasce Forza Italia

Dopo l'annuncio del Cav, tutti i vertici mobilitati per ricostruire il movimento. Si torna al '94 e all'anima presidenzialista

Partito autofinanziato e senza segretario: così rinasce Forza Italia

Roma - Il conto alla rovescia per la rinascita di Forza Italia dalle ceneri del Pdl è ormai iniziato. Una missione difficile per la quale i dirigenti del partito sono già mobilitati e che dovrà concludersi in tempi strettissimi visto che la presentazione ufficiale della nuova creatura sarà celebrata entro la sosta estiva, probabilmente con una grande convention.
Le domande che circolano tra gli uomini di Via dell'Umiltà (riferimento politico-toponomastico prossimo alla scadenza alla luce dell'imminente trasloco a Piazza San Lorenzo in Lucina) sono inevitabili. Quale schema organizzativo verrà adottato per evitare un semplice ripiegamento nostalgico e ritrovare la speranza e l'energia delle origini? Quale modello Forza Italia dovrà incarnare per aprirsi a figure e idee nuove, in grado di intercettare quell'enorme bacino elettorale rimasto privo di una casa politica? La settimana che sta per iniziare sarà decisiva per delineare l'identikit del nuovo «movimento» e definire una rotta più precisa. Ci sono, però, già alcuni punti fermi. La nuova formazione avrà una struttura più leggera rispetto al Pdl. Dovrà essere un partito più flessibile e movimentista costruito intorno alla figura del leader così come avvenne nell'ormai lontano '94. Una rinascita che passerà attraverso il recupero dello Statuto di Forza Italia, una carta dai connotati profondamente «presidenzialisti» e priva della figura del segretario. Sarà proprio quello statuto - meno rigido rispetto a quello del Pdl - a rendere possibile il recupero del Dna originario e a rimuovere gli ostacoli che rendono più difficile il rapporto diretto tra l'elettorato e Berlusconi.

La nuova Forza Italia (non ci sarà alcun 2.0) dovrà essere capace di autofinanziarsi attraverso il modello del crowd-funding, come impongono le nuove regole approvate in Parlamento. Denis Verdini e Daniele Capezzone stanno lavorando alacremente su questo fronte, di concerto con Antonio Palmieri che dovrà occuparsi della parte Internet. La raccolta fondi avverrà attraverso le cene riservate ai finanziatori medio-grandi. Ma questo strumento dovrà necessariamente coniugarsi con le piccole donazioni che i simpatizzanti potranno offrire fisicamente nei gazebo oppure attraverso Internet. Quarta opzione quella che Silvio Berlusconi chiama la «lista di nozze», ovvero un merchandising di qualità pensato per specifiche iniziative.

C'è poi la questione dei «coordinatori regionali-manager». Non è ancora chiaro se questo significhi un reclutamento ad hoc di imprenditori non appartenenti al partito oppure la designazione di dirigenti operativi, capace di riaccendere il dialogo con il territorio e i ceti produttivi locali. Naturalmente la ridefinizione del modello organizzativo non basterà in assenza di un vero rilancio della rivoluzione liberale. In questo senso Berlusconi nei giorni ha incontrato Giancarlo Galan che gli ha sottoposto una radicale proposta di riforma del sistema autorizzativo per snellire le procedure di concessione amministrativa. Così come si è visto con un altro fondatore come Antonio Martino, accompagnato da Giuseppe Moles. Senza dimenticare la battaglia per una «giustizia giusta», citata ieri da Gabriella Giammanco. Il marchio di Forza Italia resterà quello originario, il restyling sarà minimo. «Tra quelli della Seconda Repubblica è il migliore, quello di maggiore impatto e il più facilmente leggibile» spiega Palmieri. E il logo comparirà sull'ingresso della nuova sede che verrà inaugurata entro fine luglio. D'altra parte, spiegano, «è un simbolo che parla da solo e ha un forte connotato evocativo. Forza Italia significa Silvio Berlusconi». Ma se il suo utilizzo a Politiche, Europee e Regionali è scontato, nelle amministrative lascerà probabilmente il passo a liste civiche dove il «Forza» sarà affiancato al nome della città. «Il senso - spiega Angelino Alfano - è quello di ricostruire una coalizione che abbia in Forza Italia il partito liberale e moderato. È un'opportunità per ricreare intorno a Fi una grande coalizione in grado di continuare a vincere alle prossime elezioni». Insomma, nelle intenzioni, il remake del '94 non sarà un ritorno dell'identico ma il tentativo, per dirla con Galan, di «restituire fantasia, vivacità e colori a un'offerta politica».

Riappropriandosi delle radici.

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