Politica

Il partito di De Benedetti già stufo del governo Monti E spunta la lista Saviano

Da Umberto Eco a Giuliano Pisapia, tutto il gotha progressista dà il benservito a Mario Monti, il "miglior premier possibile". E spunta una nuova ipotesi: per il 2013 una lista Saviano

Il partito di De Benedetti  già stufo del governo Monti E spunta la lista Saviano

Milano - Indovinello da teatro di varietà: chi ha girato le spalle ai professori? Parterre royale più diretta televisiva con il fedele, anzi, l’Infedele Gad Lerner che, dagli studi di La7, si affanna a tirare l’altra cima per legare Mario Monti e rispedirlo in tempi brevi da dove era venuto. Ci sono tante sinistre indefinite, ma c’è una sinistra definitissima, quella del partito di Carlo De Benedetti, che va per conto suo e che è già stufa del governo dei tecnici. Motivo? Proviamo ad azzardare alcune riposte, anche se miss Concita De Gregorio si alza sulla punta dei piedi dal palco dello Smeraldo di Milano per bacchettare gli sprovveduti e per invitare con il suo solito charme «a non fare dietrologia». In verità Concita «la saggia», ce l’ha soprattutto con i pensatori di destra, e quindi invita solo loro, solo quelli di destra a non pensare, a non fare deduzioni a non immaginare scenari perché, guardate che ottima giustificazione adduce, «Giustizia e Libertà, il movimento voluto da Carlo De Benedetti esiste da dieci anni e in tutti questi dieci anni De Benedetti non ha mai scelto di scendere o salire in politica». Strano c’era sembrato il contrario. In ogni caso, lo show di Milano pare proprio somigliare a un C’eravamo tanti amati nei confronti di un governo che sembrava voler fare cose di sinistra ma non le ha fatte, di un governo che ha frenato sulla riforma Rai e sulla distribuzione delle frequenze tv, un governo che sembra sempre più ricalcare le orme del tanto odiato Berlusconi. Dunque, checché ne dicano in coro gli altri prim’attori della serata, Saviano - tanto che spunta l’ipotesi di una lista a suo nome per le politiche del 2013 -, Pisapia e compagnia cantante, è già un buon motivo per «loro», i nuovi alternativi, di gridare allo scandalo e cominciare a suonare la grancassa della «politica che deve tornar a far politica veramente». La suona anche l’Ingegnere questa grancassa perché se è vero che quelli di Giustizia e Libertà continuano ossessivamente a ripetere dal palco che il «governo Monti è il miglior governo che ci poteva augurare in questo momento» è anche vero che lui Cdb si augura che i professori possano arrivare al 2013, per poi lasciare spazio ai partiti. Ascoltiamo: «Nel 2013 speriamo ritorni la politica, i partiti e la democrazia che è stata messa di lato per l’emergenza. Credo che il presidente della Repubblica abbia fatto un capolavoro politico nel riuscire a mettere il miglior primo ministro che ci sia, nonostante la destra vorrebbe fosse un ragioniere e che si occupasse solo di conti, ma si deve occupare anche di politica». E aggiunge: la formazione del governo tecnico sarebbe poi per i partiti un’occasione, circa 15 mesi per riaccreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica perché ora non sono più accettati da nessuno. Ora dovrebbero ridare un orizzonte a questo Paese in cui si riducano le disuguaglianze e si metta al centro il lavoro».

Gustavo Zagrebelsky spende parole per spiegare che «Dipende da noi», come recita il manifesto di autoconvocazione del movimento. Ripete come va ripetendo «Che la politica deve rifondarsi, e rioccupare il suo campo. Che i partiti devono decontaminarsi, da autoreferenzialità e corruzione. E poi aprirsi, finalmente: all’aria nuova, a volti nuovi». Che poi sono l’aria e i volti nuovi di Libertà e Giustizia che sono anche i volti, badate bene, che abbiamo visto sul palco ieri sera. Le anime pie di una sinistra cui, diciamolo papale papale il governo Monti schifa un po’. «Lo dobbiamo accettare come pharmakon», hanno scritto e ripetuto. «Ma la medicina che guarisce può diventare il veleno che uccide. Perché - intonano ripetendo il loro manifesto - allora, quello che inizialmente è farmaco diventa veleno: senza politica, non ci può essere libertà e democrazia». E così Gad si sforza interpretare la dialettica in atto fra i tecnici e i partiti che li sostengono in Parlamento. Una dialettica che rischia di avvelenarsi come sostiene Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario di Libertà e Giustizia. E la diretta del signor Infedele (in studio con lui Nino Rizzo Nervo, appena dimessosi dal cda della Rai; Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa, l’associazione degli investitori pubblicitari; il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti; l’editore di tv locali Sandro Parenzo ,promotore del network che trasmette Servizio pubblico di Michele Santoro) diventa quasi fedelissima alle tesi dei protagonisti che sono a teatro. D’altra parte «lo show must go» anche se il professore con in loden ha già fatto venire i bollori.

Questione di giustizia e libertà.

Commenti