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Schlein, il "patto dell'ascensore" e il campo largo. Saltano gli equilibri a sinistra

Il numero uno di Azione attacca il campo largo e firma il "patto dell'ascensore" con Elly Schlein: "Il Pd deve sganciarsi dai 5stelle". Intanto il leader pentastellato deve fare i conti con i malumori interni al Movimento

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Prima ancora il “patto del tortellino”, poi il cosiddetto “partito del bar” molisano. Adesso il “patto dell’ascensore”. La tragedia del centrosinistra, come spesso accade in Italia, si trasforma in farsa. L’operazione firmata Carlo Calenda, con il beneplacito di Elly Schlein, viaggia su due binari. Da una parte ottenere un minimo di visibilità politica. Dall’altra sfaldare definitivamente l’alleanza giallo-rossa. La controffensiva del leader di Azione è appena iniziata.

Il "patto dell'ascensore"

Dalla “cosa rossa” al fantomatico “campo largo”. A sinistra le sigle non hanno mai portato benissimo. Il patto dell’ascensore, siglato metaforicamente dalla segretaria dem e dal numero uno di Azione, è l’ennesima boutade. Un linguaggio politico stanco e scarno di contenuti effettivi che esula dalla realtà dei cittadini. L’unico dato reale è il luogo del trattato metaforico: una cabina di un ascensore. Ieri mattina alla Camera, svela Repubblica, la segretaria del Pd incrocia Carlo Calenda in ascensore. Poco dopo l’incontro, sempre a Montecitorio, il centrosinistra senza Italia Viva raggiunge un’intesa di massima sul salario minimo. Un testo comune, con un salario minimo legale a 9 euro, che mette insieme le sei versioni diverse delle opposizioni.

Il nodo campo largo

I numeri ci sono, le divisioni sono rientrate. Il primo accordo che metterebbe insieme sia Giuseppe Conte sia Carlo Calenda è un preludio di una prossima alleanza organica a livello nazionale. Niente affatto: la matassa delle alleanze è tutta da sbrigliare. Il numero uno di Azione rigetta qualsiasi ipotesi di campo largo: “Quello dei 5stelle e del Pd – spiega al Corriere della Sera – è un campo molto indebolito perché non può rappresentare un’alternativa di governo”. Il patto con Elly Schlein non prevede alcuna apertura di credito al Movimento grillino.

L’invito di Calenda al nuovo corso dem sgombra il campo da ogni equivoco. La parola d’ordine è una sola: sganciarsi dal Movimento 5stelle e abbandonare il sogno del campo largo progressista.“Il Pd – sentenzia Calenda – dovrebbe sganciarsi dai 5stelle, dovrebbe farlo di corsa e avere il coraggio di andare ‘per l’alto mare aperto’ approfittando degli anni di opposizione che ci aspettano per recuperare consensi nel Paese ma sinceramente non penso che accadrà”. La realtà, infatti, non va in questa direzione. Il nuovo Pd targato Schlein è campione di silenzio sui temi più dirimenti per il Paese e, allo stesso tempo, rimane il partito più infuocato sulle piccole polemiche quotidiane contro l’esecutivo.

La crisi targata 5stelle

Le stesse battaglie che, ovviamente, condivide con il Movimento 5stelle di piazza. Un’alleanza di fatto che, per usare un eufemismo, non porta a grandissime vittorie. Il campo largo, dal 2019 a oggi, ha collezionato sei sconfitte su altrettante elezioni regionali. Un record negativo che non fa altro che aumentare il malcontento interno ai partiti.“Dovremmo fare una riflessione collettiva se ha senso o meno stare con il Pd”, spiega un parlamentare 5stelle ripreso dal Corriere della Sera.

Le ferite interne al Movimento grillino si sono riaperte. E a difendere il campo unico progressista sono rimasti in pochi. L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, è uno di questi: “Non ci dobbiamo deprimere per la sconfitta in Molise – taglia corto l’esponente pentastellato – Sarà una lunga maratona”.

La tensione, a seconda da dove arriva, rimane comunque alta. I parlamentari pentastellati mettono in discussione, non solo l’alleanza con Schlein, bensì la stessa leadership di Giuseppe Conte. Il redde rationem è dietro l’angolo.

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