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Il Pd ci riprova: "È ora dello Ius Scholae"

Il dem Lo Russo rilancia lo Ius Scholae e provoca il governo. "Uscire dagli steccati". Ma già in passato il Pd aveva tentato il blitz con proponendo la cittadinanza dopo soli 5 anni a scuola

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L'immigrazione vista come un "fenomeno incontrovertibile". Lo Ius Scholae come una priorità. A ondate cicliche, la sinistra torna a riproporre sempre gli stessi argomenti, rilanciandoli come battaglie identitarie non più procrastinabili. Stavolta la sfida al governo l'ha lanciata uno dei più autorevoli sindaci Pd: il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo. Dalle pagine de La Stampa, l'esponente dem ha riproposto con forza il tema della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi. Lo Ius Scholae appunto, che per i progressisti dovrebbe andare di pari passo con lo Ius Soli riportato in auge nei giorni scorsi da Elly Schlein.

"Il fatto che nelle grandi città, come ad esempio Torino, oltre un quarto degli studenti che frequentano le nostre scuole non abbia la cittadinanza italiana è un tema molto rilevante. Significa negare al Paese un investimento sul futuro", ha affermato Lo Russo. Nelle scuole primarie del capoluogo piemontese - ha aggiunto il sindaco - "ci sono 25 mila bambini italiani e quasi 9 mila stranieri. Ma di questi alunni senza cittadinanza, quasi l'80% è nato sul nostro territorio. Stesso discorso per le scuole secondarie di primo grado". A questi bambini - ha attaccato l'esponente Pd - "voltiamo le spalle".

Così, nel proprio accorato intervento, il sindaco dem ha aperto a un confronto con il governo a partire da alcuni temi specifici. "Sostegno alla natalità, politiche per le famiglie ma anche lo Ius Scholae che è certo un tema di civiltà, integrazione ma anche molto pragmatico: su questi temi potrebbe misurarsi un governo di destra come quello di Meloni avendo il coraggio di uscire dagli steccati ideologici, e chiedendo a tutti di farlo, nell'interesse del Paese e del suo futuro", ha affermato. In realtà, anche in passato il centrodestra si era dimostrato disponibile a dialogare sulle ipotesi di Ius Scholae e Ius Culturae, se non fosse che da sinistra era arrivata una proposta che accelerava di parecchio i tempi sull'ottenimento della cittadinanza.

In sostanza: nella proposta di legge di Pd e 5s, la cittadinanza sarebbe scattata dopo soli cinque anni di scuola sul territorio nazionale, mentre Fdi aveva indicato come lasso temporale ragionevole quello dei dieci anni. Ovvero, il tempo di un ciclo di formazione scolastico completo. Quello promosso dai progressisti, diversamente, sembrava uno modello idealmente più vicino allo Ius Soli, tema- quest'ultimo - che ora Elly Schlein vuole riproporre come propria battaglia. "È un'ingiustizia negare la cittadinanza a chi è nato e visssuto in questo Paese", aveva detto la leader Pd nei giorni scorsi, intervenendo al Nazareno.

"La migrazione verso l'Europa è un fenomeno incontrovertibile, come tra l'altro testimoniano i numeri record di quest'anno. È ora di non guardare a questi temi con atteggiamenti ideologici: nelle nostre scuole si formano non solo i cittadini, ma anche i lavoratori del futuro, quelli su cui tra l'altro ricadrà l'onere di mantenere il sistema di welfare di cui oggi tutti beneficiamo e che gran parte del mondo ci invidia", ha argomentato ancora il sindaco di Torino.

Ma il tema è complesso e pensare di risolvero con un più facile raggiungimento delle cittadinanza sembra quasi una scorciatoia.

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