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Il Pd fa la morale ma tace sui guai per i voti di scambio

Il capogruppo Speranza accusa il ministro: "Storia poco edificante, siamo stanchi". Ma non dice niente sul contratto per ottenere consensi e assessorati in Basilicata

Il Pd fa la morale ma tace sui guai per i voti di scambio

«Basta occuparsi dei casi personali, occupiamoci degli italiani» tromboneggia sull'Unità Roberto Speranza, giovane-vecchia speranza dei bersaniani, miracolato come capogruppo Pd alla Camera. Neanche una parola sul «papello lucano», l'accordo pre-elettorale in Basilicata (firmato dallo stesso Speranza) per assegnare un assessorato ad un partito in cambio dell'appoggio al candidato governatore del Pd, poi eletto. Un silenzio fragoroso sulla vicenda raccontata dal Giornale, compensato però dall'indignazione per un'altra vicenda, quella De Girolamo, su cui invece Speranza - intervistato dall'Unità - effonde indignazione: «Vicenda poco edificante, chiediamo che su questa vicenda il ministro venga a spiegare in Parlamento».
Il giovane-vecchio Speranza, confermato da Renzi solo per cortesia tattica con l'ala bersaniana, dimostra consuetudini non solo con l'eloquio vecchia maniera «funzionariato Pci», ma anche con vecchie pratiche da Prima Repubblica, la spartizione di posti nelle giunte. Tanto da giocarsela con un veterano come Bruno Tabacci, leader del Cd (Centro Democratico), uno che faceva già il consigliere regionale quattro anni prima che Speranza nascesse. Proprio loro, il capogruppo Pd e Tabacci, sono tra i protagonisti del «papello lucano», accordo scritto e firmato per le regionali in Basilicata dello scorso novembre, vinte da Marcello Pittella del Pd. Il contratto segreto per dividersi i posti in giunta in cambio dell'appoggio del Cd al candidato del Pd, è stato denunciato dal rappresentante regionale del Centro democratico, il consigliere regionale Nicola Benedetto. Una clausola del «contratto», firmato da Speranza, l'attuale governatore piddino Pittella, con il tabacciano Benedetto, in cui il candidato presidente del Pd si impegnava, in «riconoscimento dell'importante presenza del Cd nella coalizione», cioè in cambio dei voti del Centro democratico (nemmeno pochi, 11.938 pari al 5%) per Pittella alle regionali lucane, ad offrire un posto «nella giunta regionale costituenda» (se non fosse stato Benedetto, sarebbe stato Bruno Tabacci, si legge nel documento, a indicare il nome di suo gradimento per l'assessorato).
Uno scambio - voti-poltrone in piena regola, che - beffa delle beffe - è stato rivelato, con la pubblicazione del documento «segreto», proprio dal rappresentante del Cd, rimasto a bocca asciutta. «Abbiamo rinunciato al consigliere sul listino che ci spettava dopo aver partecipato alle primarie - dice Benedetto alla Gazzetta del Mezzogiorno -. La rinuncia era stata definita con un documento sottoscritto in cui il presidente Pittella si impegnava di dare a Cd una postazione assessorile (sic). Postazione che non abbiamo avuto per le lotte interne al Pd ed alla sua oligarchia».
Neanche una piega sul contratto «voti-poltrone» in Basilicata da parte di Speranza, uno dei firmatari dell'accordo nelle vesti di garante del patto lucano. Non la sola, peraltro, delle stranezze firmate dal Pd in Basilicata per vincere le regionali. Come la candidatura - incompatibile con la legge regionale - di due membri del consiglio d'amministrazione di una partecipata, la Società Energetica Lucana Spa. I due hanno portato 3.500 voti al Pd, e anche qui l'opposizione (Magdi Allam e anche Fratelli d'Italia) denuncia uno sospetto scambio «nomine-voti». Tutto all'ombra dell'impassibile Speranza, giovane settantenne, che anzi, alla Camera, aveva salutato con tripudio il varo della nuova normativa sul voto di scambio: «Il voto di oggi è una vittoria per la politica che ritrova sintonia con i cittadini. La legalità è il presupposto alla ricostruzione morale del Paese».

E chi è d'accordo ha diritto ad un assessorato.

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