Politica

Il Pd minaccia e inciucia per un governo a sinistra

Bersani torna alla carica: "Il governo di cambiamento è possibile". Nel Pd si consolida una fronda che guarda ancora M5S e Sel e sogna (già) il ribaltone

Matteo Renzi, Nichi Vendola e Pierluigi Bersani
Matteo Renzi, Nichi Vendola e Pierluigi Bersani

La vera spina nel fianco del governo è una fronda oltranzista del Pd che non digerisce l'armistizio siglato tra Enrico Letta e Angelino Alfano per mettere in cantiere le misure necessarie a far uscire il Paese dalla morsa recessiva della crisi economica e per ristrutturare le fondamenta della Costituzione. Così capita che un giorno sì e l'altro pure i vertici di via del Nazareno tirino bordate contro Palazzo Chigi e, più in generale, contro l'esecutivo al solo scopo di far saltare il tavolo delle riforme. Una reiterata campagna di destabilizzazione non tanto tesa a mettere in discussione l'operato del governo, quanto piuttosto a delegittimare il Pdl e Silvio Berlusconi.

Ripreso dalla batosta incassata alle elezioni politiche di fine febbraio e dalla figuraccia fatta durante l'elezione del nuovo capo dello Stato, Pier Luigi Bersani è tornato ad accarezzare l'idea di un governo riformista. Non importa che la sua ostinazione nel cercare una maggioranza contro natura abbia fatto perdere al pase quasi due mesi e portato il parlamento sull'orlo dell'ingovernabilità: pur garantendo piena lealtà a Letta, l'ex segretario piddì persevera nel cercare sponde impossibili per lasciar il Pdl fuori dai giochi politici. In una lunga intervista al Corriere della Sera, è infatti tornato a difendere la strategia nei confronti dei Cinque Stelle: "Oggi sosteniamo Letta, ma è compito di tutti noi tenere in vita la prospettiva di un governo di cambiamento". Un chiaro messaggio di sfida diretto al Cavaliere che, negli ultimi giorni, non ha fatto nulla per nascondere il proprio fastidio nei confronti di un esecutivo ondivago i cui ministri esternano senza cognizione di causa. Mentre Berlusconi preme l'acceleratore sul piano economico da attuare, piano che deve inevitabilmente passare attraverso l'abrogazione dell'Imu sulla prima casa e l'abolizione dell'aumento dell'aliquota Iva, Bersani torna ad accarezzare l'idea di formare un nuovo esecutivo con i grillini e il Sel di Nichi Vendola: "Il Cavaliere non pensi di avere le chiavi del futuro: se stacca la spina non si torna a votare". E, qui, lascia intendere alla possibilità di tessere nuove e vecchie alleanze per formare una maggioranza alternativa a quella che sta sostenendo Letta.

Dalle colonne del Messaggero, il segretario piddì Guglielmo Epifani si è affrettato a ribadire che, per quanto riguarda i democratici, la tenuta dell’esecutivo non è a rischio: "Continuiamo a sostenerlo anche avendo le antenne alzate: ci ricordiamo come finì il governo Monti. Lo dico gentilmente al Pdl: c’è un limite oltre il quale non si può andare". Anche dall'ex Cgil il pungolo continua a "inzigare" il Pdl. Un estenuante gioco delle parti nel tentativo di portare all'esasperazione l'esecutivo che, in una fase molto delicata del Paese, sta cercando di trovare la convergenza più ampia possibile sulle riforme da attuare. Proprio per questo, Epifani continua a lanciare diktat al Pdl: "Non mi piace che ci sia qualcuno che sostiene il governo e qualcun’altro che fa l’opposizione". In realtà è proprio all'interno del Pd che si sta consolidando una frangia rossa che punta ad riaggregare la sinistra. Sebbene Bersani si dica "radicalmente contrario" a una scissione del partito, non si dimostra troppo discpiaciuto a un ritorno alle "vecchie faglie". D'altra parte Davide Zoggia, responsabile dell'organizzazione del Pd e fedelissimo dell'ex segretario, ha detto chiaramente che, "se non vanno in porto le riforme, prime fra tutte quelle istituzionali", il governo con il Pdl è un prezzo che i democratici non possono "permettersi di pagare". Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, è stato ancora più chiaro: "Il mio sogno è quello della nascita di un altro esecutivo sostenuto da Pd, Sel e Movimento Cinque Stelle". La nascita di un nuovo esecutivo spostato a sinistra, però, si chiamerebbe "ribaltone".

Eventualità che non piace ai senatori renziani Andrea Marcucci, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nadia Ginetti e Laura Cantini: "Balenare nuovamente un governo del cambiamento con i transfughi 5 stelle è una ipotesi dell’irrealtà e comunque una bordata strumentale contro chi a parole si vuole difendere, ovvero Letta".

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