Politica

Pd pronto alla guerra per fermare Berlusconi: "Decadenza subito"

A sinistra è caccia all'uomo. Speranza: la voteremo, è deciso. E Stefàno (Sel) attacca: "Il Cav incandidabile anche adesso"

Pd pronto alla guerra per fermare Berlusconi: "Decadenza subito"

Roma - Ergere un muro senza crepe davanti a Silvio Berlusconi e al centrodestra: la raffica di interviste di mezzo agosto di esponenti di ogni ordine e grado del Pd a questo serve.
Capigruppo e ministri, costituzionalisti d'area e sindaci, renziani e bersaniani: il verdetto è unanime, Berlusconi deve essere estromesso dal Parlamento, e i suoi alleati di governo non sono disponibili a trattare, né su questo né su alcun «salvacondotto» che gli restituisca la «agibilità politica» che perderà con la sentenza di Cassazione. Una univocità e compattezza che il Pd non ha mai trovato prima su alcun tema, ma che stavolta - spiegano tutti - è «obbligata», perché la legge Severino parla chiaro e non lascia dubbi sulla sua applicazione. «E d'altronde - ricorda l'ex senatore Stefano Ceccanti, costituzionalista nominato da Napolitano tra i “saggi” chiamati a riformulare la Carta - quella legge, un anno fa, l'hanno votata e applaudita anche quelli del Pdl. Senza rendersi conto, temo, che un giorno avrebbe potuto essere applicata al Cavaliere».

Certo, la preoccupazione che il voto in giunta e poi in aula contro Berlusconi possa avere contraccolpi negativi per il governo c'è. «Il rischio che possa saltare la maggioranza c'è eccome», dice con i suoi Massimo D'Alema. Ma a Palazzo Chigi gli uomini di Letta mostrano più ottimismo, nella convinzione che «anche Berlusconi - come spiega uno di loro - sa che ora sta in maggioranza e ha voce in capitolo su quanto fa il governo, mentre una crisi e il voto anticipato sarebbero per lui un salto nel buio». Tanto più che, se per caso si votasse prima del pronunciamento del Senato sulla ineleggibilità, «Berlusconi non sarebbe assolutamente candidabile», assicura il presidente della Giunta Dario Stefano, di Sel. E che ad eventuali elezioni anticipate si candiderebbe con ogni probabilità Matteo Renzi, «e questo - assicura il renziano Ermete Realacci - è la principale arma di dissuasione per il centrodestra».

Il capogruppo Roberto Speranza, intervistato dal Corriere della Sera, cerca di depotenziare la portata politica del voto sulla decadenza di Berlusconi: il Pd voterà sì, certo, «ma è una questione di formale rispetto delle istituzioni, un atteggiamento assolutamente depoliticizzato: se fosse un esponente Pd a ricevere quel tipo di condanna, ci comporteremmo esattamente come in questo caso». Ma stoppa anche ogni idea di «trattative» nella maggioranza, magari sotto l'egida del Quirinale, per una via d'uscita per il Cavaliere: «È una voce priva di qualsiasi fondamento. La legge è uguale per tutti, e non credo ci possano essere eccezioni. Rispettare le leggi non vuol dire essere antiberlusconiani».

Più tranchant si mostra su Repubblica il ministro renziano Graziano Delrio, responsabile degli Affari regionali, che infatti viene accusa di «provocare il Pdl e dare un colpo al governo» da Fabrizio Cicchitto: «I problemi giudiziari di Berlusconi non li abbiamo creati noi. Noi non siamo la causa e non saremo la soluzione». Il Pd, spiega Delrio, voterà la decadenza che «non è discrezionale». Ultimativo il neo sindaco di Roma, Ignazio Marino: «Il Pd non ceda alle pressioni del Pdl, se lo fa non manterrà integra la sua natura». Uno spiraglio minimo lo apre invece il parlamentare bersaniano Nico Stumpo, che non esclude che «si possa chiedere una interpretazione autentica delle norme alla Severino, visto che ha scritto la legge sulla ineleggibilità dei condannati».

Legge che comunque «va applicata», anche se «se ne può discutere l'opportunità».

Commenti