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Il Pd tenta di comprare senatori ma il ribaltone è impossibile

Scilipoti: "Non esiste vincolo di mandato". Naccarato possibilista. Ma il ribaltone è impossibile

Il Pd tenta di comprare senatori ma il ribaltone è impossibile

Roma - «È solo panna montata, una fronda mediatica alimentata ad arte dal Pd. Preoccupazioni non ce ne sono proprio». Nel gruppo del Pdl al Senato si ostenta sicurezza di fronte alla seconda offensiva dei retroscena - la prima era partita la scorsa settimana - sui possibili «ribaltonisti» (i toni usati dai quotidiani questa volta sono molto più morbidi che in passato per definire i possibili transfughi) pronti a lasciare il Pdl e appoggiare un ipotetico «Letta Bis» nel caso in cui Silvio Berlusconi decidesse di staccare la spina al governo. Una eventualità, quella del «reclutamento», che sarebbe caldeggiata da alcuni dirigenti del Pd, impegnati in frenetici contatti e ricerche per individuare il ventre molle del gruppo Pdl, ovvero quei senatori azzurri sensibili alla lusinghe della continuità lettiana (e del tradimento berlusconiano).

«So per certo che c'è questa attività di compravendita in corso - rivela Gianfranco Miccichè - e conosco i nomi ma non li dico neanche di fronte a un plotone di esecuzione». «Non si tratta di una compravendita basata sui quattrini - spiega - ma su promesse come ad esempio un posto da sottosegretario, e che coinvolge quanti temono la crisi perché hanno paura di non essere ricandidati. Voglio dire però che Letta non c'entra niente con questa operazione, lui non farebbe mai nulla del genere». Per Miccichè, comunque, questo tentativo è destinato al fallimento: «Non riuscirà mai perché le condizioni non ci sono, innanzitutto il Pd dovrebbe contare oltre che su una ventina di Pdl, anche su Sel e i grillini ma così non è. Inoltre il Pd contiene in sé una corrente consistente che non vuole il Letta Bis». Il leader di Grande Sud comunque si dice sicuro che nell'ipotesi di un voto della Giunta che faccia decadere Berlusconi, «ci sarebbero dimissioni immediate dei ministri e i senatori Pdl non voterebbero più la fiducia a Letta».

Ma chi sarebbero i protagonisti di questo nuovo caso di acrobazia politica? Repubblica azzarda alcuni nomi di possibili «salva-Letta». Si va da Giuseppe Castiglione, coordinatore siciliano del Pdl, al catanese Salvo Torrisi, da Francesco Scoma a Pippo Pagano. C'è poi Paolo Naccarato - già consigliere regionale in Calabria con il centrodestra, poi sottosegretario con Romano Prodi, poi di nuovo in giunta calabrese con Agazio Loiero e infine eletto con la Lega - che non chiude affatto la porta. «Se Berlusconi prendesse una decisione simile, emergerebbe al Senato una maggioranza silenziosa e Berlusconi avrebbe molte delusioni». Sibillino anche Domenico Scilipoti, già protagonista nella scorsa legislatura del passaggio dall'Idv ai Responsabili. «Ogni parlamentare ha a disposizione l'articolo 67 sull'assenza di vincolo di mandato. Spero nella responsabilità».

In realtà già nel corso della giornata alcuni dei presunti avanguardisti si tirano fuori. «Non ci possono essere interpretazioni malevole rispetto a quanto abbiamo sempre pensato. Siamo e resteremo assolutamente leali con Berlusconi. Ci atterremo alle scelte del partito e del gruppo del Senato». dicono Pagano e Torrisi. E lo stesso fa Francesco Scoma che smentisce «presunte dichiarazioni», promettendo in caso di democratiche consultazioni interne di adeguarsi «alla posizione della maggioranza».

Insomma se Enrico Letta vorrà costruirsi un paracadute di riserva dovrà fare attentamente i conti, prima di farsi trascinare in un'avventura dai contorni decisamente incerti.

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