Politica

Il Pdl, gli "azzeratori" e il dilemma dello strappo

Dopo le elezioni siciliane potrebbe prendere forma la nuova Cosa azzurra da affiancare al Pdl. A Via dell’Umiltà non manca chi potrebbe essere interessato al progetto: in pole Santanché e Biancofiore

Più che trascorrere le giornate a parare i fendenti che le piovono addosso, Daniela Santanchè, fedele al suo personaggio, imbraccia la spada, ribalta il tavolo e assesta quotidiani montanti contro la classe dirigente del Pdl. Un esercizio che certo non le frutta grandi benemerenze e attestati di stima dalle parti di Via dell’Umiltà ma che, rispetto agli umori popolari, di questi tempi rischia di funzionare come una «killer application», come un perfetto argomento acchiappa-consensi. Così la pasionaria del Pdl si gode la pubblicità che le piove addosso e attende l’esito delle elezioni siciliane, fiduciosa nella svolta promessa da Silvio Berlusconi.

Ma chi potrebbe seguirla, tra gli attuali esponenti del Pdl, nella nuova avventura benedetta dal presidente del partito? Chi potrebbe fare parte della nuova Cosa Azzurra o della lista civica nazionale che potrebbe affiancare quello che nel 2008 fu il primo partito italiano e ora nei sondaggi fatica a superare la soglia del 15%? Non è certo un mistero che poco dopo la nomina del nuovo governatore siciliano il battesimo del nuovo movimento potrebbe davvero celebrarsi. Ai primi di novembre la lista - composta da facce nuove, imprenditori e agguerrite parlamentari vicine all’ex premier - potrebbe prendere forma. A quel punto si vedrà chi saranno gli «azzeratori» che salperanno verso il nuovo lido politico e quelli che resteranno fedeli alla casa madre. Finora il quadro è piuttosto nebuloso. Nel Pdl non mancano i battitori liberi da tempo in polemica con la dirigenza, i malpancisti che invocano il rinnovamento e un brusco cambio di passo. Le sensibilità, però, sono variegate ed è difficile tessere il filo di una trama comune.

Se Daniela Santanchè è ovviamente la capofila di questa (potenziale) pattuglia, nel novero degli azzeratori si può tranquillamente iscrivere il nome di Micaela Biancofiore. Sono loro le cosiddette «amazzoni azzurre», quelle che si sono esposte di più in comunicati e dichiarazioni al vetriolo. La Biancofiore ha anche aperto una chat su Whatsapp con altre parlamentari del Pdl per discutere delle varie ipotesi di rinnovamento interno. C’è poi Giancarlo Galan, da tempo pronto al grande passo e impegnato nella costante evocazione-rievocazione dello spirito del ’94. Su una linea meno barricadera ma ugualmente decisa si attesta Nunzia De Girolamo. «C’è gente logorata da un eccesso di presenza sulla scena politica, è impossibile negarlo» spiega. «Il rinnovamento è vitale, ineludibile. Questo non vuol dire tutti a casa. Angelino Alfano potrebbe benissimo continuare, magari con una dose di coraggio in più». Un’altra parlamentare che da tempo chiede l’ingresso di aria fresca nel partito e certo non disdegnerebbe il ritorno a una creatura sul modello di Forza Italia è Laura Ravetto, un’altra a cui non difetta la grinta. Su un piano parallelo ma non necessariamente coincidente si attesta Guido Crosetto. «Non sto con le amazzoni azzurre» spiega il parlamentare che è in ottimi rapporti con Maurizio Paniz ed Enrico Costa. «La prossima settimana ci riuniremo con alcuni colleghi per discutere del futuro del Pdl. Per partecipare occorre solo essere persone normali, libere, incensurate e con qualche neurone». Così come è difficile inscatolare in una definizione o in un gruppo preciso Antonio Martino e parlamentari che ne condividono idee e posizioni come Giuseppe Moles e Deborah Bergamini. «Di certo noi vogliamo lavorare per il rilancio del Pdl» spiega Moles. «E vogliamo farlo insieme a Berlusconi e Alfano. Dispiace questa confusione perché può rischiare di mettere in discussione il cambiamento. Solo Berlusconi a questo punto può fare chiarezza». Chi, invece, si schiera apertamente con la crociata di Daniela Santanchè è l’azzurro Vincenzo D’Anna, ora in Popolo e Territorio.

«Daniela Santanchè ci ricorda Gino Bartali col suo l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare ed è sempre sbagliato, in politica, dare risposte semplici a domande complesse, ma tuttavia Angelino Alfano commette lo stesso errore quando fornisce risposte semplici a domande complesse. La crisi del Pdl e dell’intera classe dirigente del partito è cosa concreta e urgente per eluderla con lo slogan di sfascista nei confronti di chi, come la Santanchè, pone invece domande vere e di attualità».

La situazione, dunque, appare mobile. Lo strappo è vagheggiato da molti ma bisogna vedere quanti lo consumeranno davvero. Inutile dire che, in questo senso, molto giocherà la volontà di Silvio Berlusconi di investire energie in questo nuovo progetto e di impegnarsi in prima persona.

Così come inciderà la capacità di Angelino Alfano di riaccendere il motore, lanciare segnali di rinnovamento - ormai ineludibili - e restituire credibilità a un Pdl alla disperata ricerca di una scossa.

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