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«Il Pdl? Non è populista Il Cav odia la burocrazia ma è il primo europeista»

«Il Pdl? Non è populista Il Cav odia la burocrazia ma è il primo europeista»

Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, non ci sta al gioco di chi dipinge il Pdl come la punta di diamante dell'antieuropeismo in Italia. E non comprende la polemica contro Silvio Berlusconi che ieri è arrivata dal Ppe. «Se il Pdl fosse stato un partito populista e anti-europeo, spiega, me ne sarei andato da un pezzo».
Il Pdl sta divorziando dal Ppe?
«Ma nemmeno per idea. Il Pdl era e resta il primo partito italiano dei popolari europei».
Guardi che la novità di oggi è la levata di scudi contro Berlusconi, le accuse contro la destra populista che rifiuta l'Unione europea...
«Due falsità. Il Pdl e prima Forza Italia sono sempre stati forti sostenitori del progetto europeo. Fu Berlusconi a fondare i gruppi al parlamento europeo che vennero chiamati Forza Europa. Da allora non c'è mai stato un dubbio sulla collocazione, né screzi con il Ppe. Semmai segnali opposti, come la lettera di Poettering che ci lodava per le votazioni sempre in sintonia con il Partito popolare europeo. Io sono fondatore di Forza Italia e sono stato rieletto vicepresidente del Ppe, non più tardi di un mese e mezzo fa, proposto dal Pdl e votato, per rimanere agli italiani, anche dall'Udc. Poi, dalla mia carica di vicepresidente della Commissione, posso testimoniare che Berlusconi si è sempre impegnato per l'Europa. È stata montata una campagna basata su dati non veri».
Sull'euro però le posizioni del Pdl non sono ortodosse.
«Partecipare, da europeisti, al dibattito con le proprie idee non significa essere contro. Con le dichiarazioni di ieri (lunedì, ndr) Berlusconi ha ribadito concetti più che europeisti: il rafforzamento delle politiche europee, una Bce che funzioni come la Fed americana. Sono concetti che richiamano il pensiero di Altero Spinelli e sui quali io sono completamente d'accordo anche perché sostengo la necessita di arrivare agli Stati uniti d'Europa. Se questo significa populismo anti europeo...».
Quindi non c'è anti europeismo nel Pdl?
«No. C'è la richiesta di rafforzare le politiche estera, di difesa ed economica europea. Mai un voto contro l'integrazione né nelle istituzioni europee né in Italia. Mai una presa di posizione contro i valori del popolarismo europeo. Semmai critiche alle burocrazie, ma quello è un altro discorso».
Ma lei parla da vicepresidente della Commissione...
«Anche se lavoro a tempo pieno per l'Europa io sono un politico, non un tecnico. Sono iscritto al Pdl. E se sapessi o avessi solo il dubbio che il Pdl è contro l'Europa, me ne sarei andato da tempo».
Tra quelli che criticano Berlusconi e la sua candidatura però c'è anche Mario Mauro, capo delegazione Pdl e altri eurodeputati italiani...
«È una sua posizione. Non ci ho parlato, ma mi viene da pensare che non abbia letto le dichiarazioni di Berlusconi sull'Europa, perché se l'avesse fatto non potrebbe che essere d'accordo. Se poi siamo in mezzo a un discorso da campagna elettorale è un altro conto. Chi non può permettersi di giudicare le posizioni dei politici è chi ricopre cariche istituzionali».
Questo ci porta alle dichiarazioni del tedesco Schulz...
«La sua decisione di intervenire in una vicenda interna italiana è inopportuna proprio perché è presidente del Parlamento europeo. Barroso non è mai intervenuto su questioni del genere».
Sta passando anche il messaggio che il Pdl voglia abbandonare la linea del rigore e del rispetto degli impegni sul bilancio. È vero?
«Il Pdl ha detto che voterà la legge dei stabilità. Il primo impegno per il rigore fu assunto dal governo Berlusconi e tutti dissero che era una cosa positiva. Lo stesso Monti e il ministro Moavero hanno riconosciuto che oscillazioni dello spread quando vengono annunciate elezioni, sono fisiologiche. E poi non si può impedire agli italiani di scegliere democraticamente da chi vogliono essere governati».
C'è veramente un allarme populismo in Italia?
«Il populismo o la demagogia si alimentano se non si interpretano e non si danno risposte ai sentimenti dei cittadini. I segni di malcontento ci sono ovunque, in Grecia, in Germania con i Pirati, da noi con Grillo. Dire che si è contro il populismo non significa niente, bisogna uscire dal castello e fare politica per rispondere alle esigente delle persone.

Con la direttiva sui pagamenti lo abbiamo fatto».

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