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Il Pdl si prepara alla sentenza: linea soft ma pronti alla piazza

Ufficio di presidenza fiume, Schifani avvisa: "Cav condannato? Difficile restare al governo". Si pensa a mobilitazioni sul territorio

Il Pdl si prepara alla sentenza: linea soft ma pronti alla piazza

Roma - Linea soft fino al 30 luglio. Ma in caso di condanna da parte della Cassazione tutto potrebbe cambiare e la sopravvivenza del governo Letta sarebbe appesa a un filo.
Le riunioni in sequenza. Il nervosismo palpabile. Le discussioni talvolta accese tra i parlamentari, su tutte quella tra Renato Brunetta e Raffaele Fitto durante la riunione del gruppo alla Camera. Il tentativo di costruire iniziative di protesta. Dopo una lunga giornata di passione, i parlamentari del Pdl si ritrovano a Montecitorio e riflettono sulle azioni da mettere in campo per manifestare il loro malcontento, dare sfogo e pubblica espressione a una rabbia che si fa fatica a incanalare verso un obiettivo preciso. L'indicazione che emerge dalle discussioni è quella di mobilitare il territorio, di mettere in campo iniziative di informazione sull'uso politico della giustizia che ha caratterizzato questi anni, di offrire testimonianze civili di solidarietà a Silvio Berlusconi, ma senza veicolare messaggi eccessivamente duri e barricaderi.
È lo stesso leader del Pdl - pare dopo un lungo confronto con l'avvocato Coppi - a fermare le ipotesi più estreme e a consigliare la linea della responsabilità. È evidente, però, che il partito non può accettare la riscrittura giudiziaria della sua storia, attendere supinamente e offrire il petto ai colpi di chi vuole eliminarlo. Così in mattinata è Renato Schifani, uomo non certo incline ai toni esasperati, a lanciare un segnale forte. «Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l'esperienza del governo Letta». Tuttavia, l'esponente del Pdl, intervistato da Radio Anch'io, precisa che «sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non c'è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo. Il nostro popolo deve avere la certezza di quello che stanno facendo a Berlusconi». E tanto per chiarire che il partito, in questa fase dai contorni drammatici, si muove come un sol uomo, Michaela Biancofiore, fa sapere che «parlamentari e ministri, tutti noi abbiamo già dato le dimissioni in bianco. Sono sul tavolo di Berlusconi, è lui che decide». Insomma nessuno può escludere, in caso di condanna, iniziative estreme di protesta. Per il momento, però, per dirla con la senatrice Maria Rizzotti nel Pdl si spera ancora «che ci sia un giudice a Berlino perché basta andare a leggersi le carte per rendersi conto che Berlusconi è innocente. È arrivato il momento che il Paese apra gli occhi perché se si mettono insieme le sentenze sull'Ilva, su Abu Mazen, sugli scienziati per il terremoto de L'Aquila ci si rende conto che si vuole creare un sistema fondato sulla paura».
Sullo sfondo si continua a discutere sulla vicepresidenza della Camera spettante al Pdl per la quale il partito candida Daniela Santanchè. La convocazione dell'aula è nuovamente slittata. Nella conferenza dei capigruppo le opposizioni hanno chiesto la fissazione immediata di una data per il voto ma la maggioranza ha rinviato alla prossima capigruppo.

Una scelta dettata dalla necessità di concentrare il fuoco su un solo fronte, in un momento delicatissimo per il futuro non solo dell'esecutivo ma della stessa legislatura.

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