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Perché il redditometro incoraggia l'evasione il commento 2

di Il professor Monti si vanta di avere fatto e di essere in grado di fare il governo dei tecnocrati illuminati che reggono la cosa pubblica correggendo i comportamenti irrazionali dei cittadini. Il nuovo redditometro è la plastica espressione delle aberrazioni e anche delle ingenuità in campo fiscale. Questo nuovo congegno, costituito da oltre 100 voci di spesa, con variazioni a seconda delle Regioni e secondo la dimensione della famiglia, ha due grossi difetti. In primo luogo la sua applicazione sistematica con l'onere della prova a carico del contribuente è incostituzionale. Inoltre induce a occultare le spese fatte e ha un effetto contrario a quello voluto, perché nell'ipotesi che venga applicato in modo ampio e sistematico, spinge i cittadini ad evadere. Intanto vediamo il primo punto, che ha una grande importanza dal punto di vista etico e civico, cioè dal punto di vista di chi si appella alla società civile, come ora fa Monti. La costituzione italiana all'articolo 53 stabilisce che ciascuno va tassato secondo la sua capacità contributiva, non secondo quella media della famiglia di 5 persone della Lombardia o di 3 persone della Calabria. Da ciò consegue che se un cittadino ha dichiarato un reddito di 30mila euro e per il fisco, sulla base del redditometro, dovrebbe averne guadagnati 42mila, il fisco non può pretendere di invertire l'onere della prova e chiedere che il cittadino dimostri come mai il suo reddito è così sotto la media. L'attuale normativa invece dispone che se lo scostamento supera il 20% scatta la presunzione di evasione, con l'onere della prova per il contribuente. Perché mai? La realtà varia da caso a caso. È perciò il fisco che deve dimostrare, con dati e fatti riferiti al contribuente, che il suo reddito non è credibile. Ad esempio, perché non ha presentato la dichiarazione dei redditi, perché nella dichiarazione ha omesso di indicare un'attività che svolge o perché è un esercente che ha un magazzino che non corrisponde alle sue vendite o ha una contabilità in grave disordine. Allora può scattare l'accertamento induttivo, che è un'eccezione e non la regola, e dovrebbe essere il più possibile oggettivo, per evitare gli arbitrii. Un redditometro con oltre 100 voci si presta invece ad arbitrii, per le incertezze sulla sua applicazione. Ad esempio c'è la voce «animali domestici»: come la si applica a chi non li tiene? E se in famiglia c'è una persona che non ne fa parte legalmente? Ma quel che è più grave è il secondo aspetto. Il contribuente, per dimostrare che il suo tenore di vita è inferiore alla media esibirà scontrini, ricevute e fatture. Quindi ha la legittima tentazione di andare al ristorante e chiedere una ricevuta non corrispondente al vero. Dal parrucchiere, chiederà analogo trattamento. Mentre chi ha diritto di detrarre le spese ha un conflitto di interessi con il venditore che gli fa la fattura: chi è tassato sul tenore di vita ha un interesse convergente con chi gli vende i beni a far risultare meno del vero. Così il nuovo redditometro, se sarà applicato sistematicamente, genererà nuove spinte all'economia sommersa con flussi monetari in nero. Ciò salvo in una prospettiva paranoica, quella di abolire il contante e schedare, quindi, ogni pagamento: sistema che, a sua volta, sospinge all'economia del baratto e al sistema della compensazione fra debiti e crediti. In un Paese normale il redditometro è uno strumento di accertamento fiscale valido solo se è usato come punto di partenza di indagini di altra natura, con prova a carico del fisco e come mezzo eccezionale, oggettivo, semplice di accertamento induttivo dopo aver determinato la non credibilità del dichiarato. Non può sostituire la relazione fra contribuente e fisco.

L'illusione della tecnocrazia, in campo tributario, comporta gravi deformazioni etiche, giuridiche, economiche.

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