Politica

Il Pg scivola sulla malattia dell'ex premier

Il procuratore Mura sostiene che l'uveite andava provata. Ma fu già fatto dai pm del caso Ruby

E alla fine si ritorna lì: all'uveite, disturbo oculistico sconosciuto ai più fin quando non fece irruzione sulla scena dei processi a Berlusconi. Assurgendo in un attimo, a seconda delle interpretazioni, a sinonimo di malattia immaginaria, frottola, scusa; ovvero a simbolo di accanimento e inclemenza. Aveva o non aveva diritto Berlusconi al rinvio delle udienze quando era ricoverato all'ospedale San Raffaele? È il quarto dei quarantasette motivi di ricorso presentati in Cassazione da Franco Coppi e Niccolò Ghedini contro la condanna del Cavaliere per frode fiscale. Ed è uno di quelli sui quali il procuratore generale Antonio Mura liquida in modo più brusco le tesi difensive. «L'infermità va provata per dimostrare che questa sia davvero un impedimento assoluto ad essere in udienza», dice il rappresentante dell'accusa.
Così, quando oggi o domani si ritireranno in camera di consiglio per decidere, i giudici della Cassazione dovranno anche addentrarsi in un terreno dove il diritto si incrocia all'oftalmologia. Partendo da un dato di fatto: l'infermità di Berlusconi, quella che secondo Mura, «va provata», fu effettivamente provata. Sul tavolo dei giudici d'appello non c'erano solo i certificati medici portati dagli avvocati di Berlusconi. C'era anche il responso della visita fiscale che la Corte presieduta da Alessandra Galli aveva ritenuto opportuno spedire al San Raffaele per capire come stesse davvero l'illustre paziente. E i medici avevano accertato che il paziente, oltre a essere affetto da un inizio di cataratta a entrambi gli occhi, aveva effettivamente una uveite in corso, era sotto cure pesanti e costanti andava monitorato: e per concludere, «non sussiste un assoluto impedimento» ma le condizioni del malato «possono attendibilmente interferire sull'efficacia psicofisica del soggetto». I giudici d'appello ritennero che fosse troppo poco per rinviare l'udienza. E ieri il pg della Cassazione dà loro ragione. Magari con gli occhialoni scuri, come qualche tempo dopo a Montecitorio, ma Berlusconi poteva essere in aula.
Ma nel loro ricorso Coppi e Ghedini avevano fatto presente un dettaglio su cui ieri Mura glissa: in quei giorni Berlusconi era sotto processo anche davanti a altri giudici, il tribunale del caso Ruby. Anche a questi venne chiesto il rinvio dell'udienza causa uveite. Il tribunale, sulla base dei certificati medici, ritenne impensabile tenere udienza, e accolse la richiesta di rinvio per legittimo impedimento. Erano giudici berlusconiane? Non tanto, visto che passata l'uveite e ripreso il processo condannarono il Cavaliere a sette anni di carcere per concussione e utilizzo della prostituzione.


Nel frattempo, in attesa del verdetto della Cassazione, Berlusconi può archiviare uno dei suoi guai giudiziari: la condanna a un anno di carcere per il caso Unipol - Fassino si è prescritta l'altro ieri, prima ancora dell'inizio del processo d'appello.

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