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Piscina per le musulmane. Zaia: "È islamizzazione"

Forti polemiche sulla piscina di Mestre aperta per tre domeniche solo per le donne musulmane

Piscina per le musulmane. Zaia: "È islamizzazione"

La piscina pubblica di Mestre per tre domeniche sarà riservata alle donne musulmane ed ai bambini dai cinque ai sette anni. Le donne potranno nuotare con il costume intero, coprendo gambe e testa. Si tratta di un esperimento, voluto dall'assessore alla Cittadinanza delle donne del Comune di Venezia, Tiziana Agostini, per permettere alle signore e alle ragazze di fede islamica di poter nuotare senza imbarazzi. Come ha scritto il Gazzettino si vuol tentare di "ricreare in piscina quel senso di complicità e confidenza femminile tipico degli hammam, luoghi tipici della cultura araba dove le donne si incontrano e si raccontano, prendendosi cura del loro corpo al sicuro da occhi maschili e nel rispetto dei dettami del Corano". E per non turbare le musulmane tutto il personale (bagnini, istruttori e inservienti) sarà di sesso femminile.

L'idea non è piaciuta per nulla al governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia: "Con quella decisione - dice criticando la scelta del Comune - è stato scalato un nuovo gradino di un processo di islamizzazione iniziato con le polemiche sul crocifisso in classe e proseguito con la realizzazione della moschea a Venezia. Una situazione inaccettabile - prosegue il governatore -, anche perché priva di un requisito fondamentale come la reciprocità del rispetto degli usi, costumi, tradizioni, storia. Il che vorrebbe dire ad esempio che dovrebbe esserci anche per noi la possibilità di professare la nostra religione e di seguire le nostre abitudini culturali e storiche liberamente nel mondo dell’Islam".

"La libertà di un individuo - ha aggiunto Zaia - finisce dove comincia quella di un altro. In questo caso uno dei principi fondamentali della convivenza civile non mi pare venga rispettato, stante che vengono piegate le nostre regole e abitudini sacrosante alle pretese di chi, ospite nella nostra terra, dovrebbe rendersi conto della diversità di cultura, usi e costumi". Secondo Zaia "portare oltre i limiti del buon senso l’accettazione di modi di vita lontani anni luce da noi, modificare le nostre regole di vita" viene visto da queste etnie non come apertura culturale, ma resa identitaria.

E un popolo che perde la propria identità non ha futuro".

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