Politica

Pizzarotti, 100 giorni tragicomici tra gaffe, boutade e figuracce

Dalla giunta in ritardo record all'assessore indagato, dalla guerra col teatro Regio alla dipendente in causa col Comune. Tutti i pasticci del sindaco grillino di Parma

Parma Aveva atteso l'esito delle elezioni centellinando un bicchier d'acqua in uno storico bar che ora è chiuso, strozzato dai debiti. Erano gli ultimi attimi di Federico Pizzarotti da tecnico informatico, prima che, cento giorni dopo, attraversasse la piazza, fendendo folla e media da tutta Europa, per diventare il primo sindaco grillino d'Italia in un capoluogo, forte del 60% dei voti di un ballottaggio di protesta. Ora sembra la città ad essersi persa in quel bicchier d'acqua mentre Pizzarotti, a 39 anni, senza cravatta e la giacca solo se serve, promette democrazia diretta, referendum popolari e il blocco dell'inceneritore.
Un quadro bucolico e tante idee a km zero che nemmeno l'Atene di Pericle. A poche ore dalla vittoria re Federico provò pure a smarcarsi da Grillo: «Per noi è stato solo un megafono». Il padre nobile non gradì e pose il veto sul direttore generale che Pizzarotti avrebbe voluto nominare. Candidatura rimangiata.
E fu sera e fu mattina, primi giorni: le bufale e i proclami si inseguono, ma è quasi sempre «colpa dei giornalisti» e Pizzarotti comincia a dribblarli a piedi e in bici (pieghevole). Parla piuttosto a web unificato via Youtube. Non disdegna però un'intervista su Chi, blocca semmai Vanity Fair e perfino Bruno Vespa viene ricacciato dopo ore di anticamera: «Devo lavorare alla giunta».
L'attesa messianica durerà 46 giorni. La prima nomina è al Bilancio per risanare un buco di quasi un miliardo di euro. L'impresa è titanica e, per far di conto, l'assessore non trova di meglio che nominare consulenti due suoi colleghi di studio. Ma no, Cencelli non centra. Tant'è che alle altre nomine si procede vagliando i curricula giunti da tutta Italia. Son così tanti che qualcosa sfugge, come nel caso dell'urbanistica, incarico affidato per 24 ore ad un architetto con qualche problema di fallimento societario. Transeat: altra nomina revocata proprio nel giorno in cui Pizzarotti avrebbe dovuto presentare l'instant book dedicato alla sua ascesa.
Mediatico senza volerlo, per compensare lo scivolone, il sindaco chiama al Welfare una dipendente del Comune che fece causa per mobbing. Ora comanderà chi la voleva demansionare. Un contrappasso quasi dantesco dove gli ultimi saranno i primi e soprattutto i passi son così piccoli che sembra di stare fermi. Di grande c'è solo il lignaggio dei super consulenti, come Maurizio Pallante a Loretta Napoleoni che in città, dovendo lavorare quasi gratis, si son visti solo un paio di volte per dire: «Il fotovoltaico ci salverà», «Serve una rinascita profonda». Pizzarotti intanto si riduce lo stipendio, elimina le auto blu, taglia i biglietti gratis ai consiglieri. Gocce in un vaso di veleni contro cui non v'è ancora né siero né elisir.
Al primo consiglio comunale, tastando scaramanticamente la «reliquia» della mazza dei Farnese, esposta ad ogni inizio di legislatura, Pizzarotti esordisce con un «Salve a tutti» a dir poco irrituale. Seguono numerose gaffe sul «cerimoniale». La minoranza gongola e perdona l'inesperienza, ma lancia un messaggio chiaro: «Altro che consultare anche noi, le idee le dovete avere voi». L'estate aiuta la stagionatura lenta della res publica: Pizzarotti entra a gamba tesa solo sulla Movida e sugli alcolici d'asporto, riuscendo nella curiosa impresa di creare due zone dove bere ma ad orari diversi. Sui temi veri, invece, Pizzarotti si trincera sempre più spesso dietro a un pensatoio di future, imminenti soluzioni. Intanto il suo debutto al Teatro Regio è così poco armonico da far litigare le due orchestre per un appalto.
Il sindaco prova ad incontrare tutti ma i «poteri forti» attendono di capire se quel bon ragass oltre alla buona volontà abbia anche qualche buona idea. Nel dubbio gli presentano il conto, fra penali, crediti da saldare e revoca delle sponsorship. La vera battaglia ora si gioca sull'inceneritore, il cui blocco era stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale.
Il tema è un test per il futuro nazionale di M5S e il sindaco rischia di incenerire il consenso di una città in parte già disillusa. Ecco allora ecco rispuntare Grillo che torna a far da guru, prendendo per mano il «suo» Federico per aiutarlo nella lotta. Pizzarotti incassa e intanto non disdegna la corte di una troupe della Bbc che, tornata in città per i «Cento giorni» domanda se questa forma di people have the power possa funzionare, anche oltre le canzonette. Pizzarotti avrebbe la battuta pronta. «Facile, come bere un bicchier d'acqua».

Ma davanti alle telecamere non riesce a pronunciarla.

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