Politica

Il potere (e i danni) dei superburocrati europei

Dalla lunghezza dei fagioli ai nomi in latino dei pesci, le direttive folli di Bruxelles che complicano la nostra vita

Il potere (e i danni) dei superburocrati europei

Pubblichiamo un estratto da "La Repubblica dei mandarini. Viaggio nell'Italia della burocrazia, delle tasse e delle leggi inutili", in libreria per Marsilio (pagine 208, euro 14), scritto dal collega del "Giornale" Paolo Bracalini, prefazione di Edward N. Luttwak.

Per “fagiolo di Cuneo” deve intendersi quel baccello “allo stato ceroso da sgranare e la granella secca, appartenenti alle specie di fagiolo rampicante Phaseolus vulgaris L. e Phaseolus coccineus”, di dimensione compresa “tra 15 e 28 mm” e di colore “intensamente striato di rosso”. Quattro pagine di atto ufficiale della Ue, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, per definire un fagiolo. Lo scrittore tedesco Hans Magnus Enzensberger, nei panni di giornalista d’inchiesta sul “mostro buono” Ue, ne ha contato 36 di regolamenti europei sulla colorazione dei fagioli, dei meloni e dei cavoli. Com’è regolata da precise disposizioni anche la lunghezza dei preservativi (“non meno di cento millimetri”) e la curvatura dei cetrioli (“dieci millimetri su dieci centimetri”). “Sono andato a trovarli questi nuovi padroni d'Europa nei loro anonimi grattacieli. Gente perbene, mica canaglie e terroristi. Sono persone il cui scopo nella vita è spegnere nei cittadini ogni senso civico, ogni traccia di autonomia”, burocrati - meglio, “un esercito di 40 mila impiegati" - che lavorano per la “omogeneizzazione culturale del Vecchio Continente" scrive Enzensberger nel suo pamphlet sulla ue. Ma non si creda che le leggi sfornata dal Parlamento Ue o che le regole e direttive della Commissione Ue siano pure astrazioni burocratiche. No, cambiano la nostra vita, incidono sulle cose di ogni giorni. Quanto? Il britannico James Clive-Matthews, un blogger vincitore di molti premi, compreso quello assegnato dal Parlamento europeo ha provato a calcolarli, ed è arrivato ad un numero più basso rispetto all’84% di leggi nazionali derivate da leggi Ue sostenuto da alcuni eurodeputati. “Dipende moltissimo da paese a paese, ma da diversi studi europei sembra di poter dire che ogni anno tra l’8 e il 25% delle nuove leggi viene dall’Europa - scrive James sul suo blog EUtopia -. Recentemente nel Regno Unito la biblioteca della camera bassa del Parlamento ha fatto un nuovo studio che suggerisce una percentuale tra il 15 e il 20%. Mi sembra abbastanza giusta”. Insomma almeno una legge nazionale su cinque viene dai burocrati di Bruxelles. Mica poco. (…) Racconta Giovanni Delrio, pescatore di Alghero, in mare da una vita: «La burocrazia rischia di ammazzare la pesca. Tutti questi nuovi regolamenti sembrano fatti apposta per farci arrendere e lasciare il mare, il nostro mare, alle multinazionali della pesca. Ma noi non molleremo, anche se è assurdo che al rientro da una dura giornata di pesca si debba compilare una scheda nella quale il dentice si chiama “dec”, il cappone “gun”, la seppia “ctc”, il polpo “occ” e così via. Dicono che serve per la tracciabilità del pescato e quindi per la qualità, ma così stanno complicando la nostra durissima vita in mare»1 Bruxelles. Precisamente il Regolamento Ue n. 404/2011 rivolto a tutti i “comandanti di pescherecci europei”, con una dettagliata serie di norme, protocolli, moduli da riempire prima durante e dopo la pesca. Il signor Delrio non ha un peschereccio sopra la tonnellata e dunque è esentato dall’obbligo europeo di comunicare in tempo reale il pescato prima ancora che arrivi in porto, ma deve farlo usando gli stampati predisposti dalla capitanieria: un chilo di seppie, due scorfani… E dietro di sé, oltre alle reti, si porta anche lui la fondamentale “Guida per gli operatori della pesca” e che contiene i codici comunicari per le specie ittiche del Mediterraneo. Una trafila, pensata a Bruxelles, che sta facendo fuori la vecchia pesca coi pescherecci. Tra i molti vincoli imposti dalla Ue ci sono quelli che riguardano i pesci che si possono pescare e quelli che non si possono pescare, le quantità, i periodi, un mare di regole. Sul tonno, in particolare, specie da proteggere, l’Europa ha messo dei tetti.

Il risultato è che i tonni stanno abbastanza bene, ma i pescatori stanno malissimo (…).

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