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Legge elettorale, il modello spagnolo

Legge elettorale, il modello spagnolo

Spagnolo modificato (o anche Porcellum modificato) è l'ipotesi che si fa strada. Sicuramente quella che Renzi e Berlusconi vogliono approvare in tempi brevissimi. Con chi ci sta, per dirla con il sindaco di Firenze. Una cosa è certa il sistema elettorale uscito dall'incontro in largo del Nazareno, tra quelli entrati nella partita, non è quello che i piccoli partiti non vogliono. La ragione è semplice. Nel sistema spagnolo c'è un premio di maggioranza molto consistente, del 15%, al partito che vince. Poi c'è uno sbarramento molto alto che nel modello di Madrid è attribuito in ogni circoscrizione. In Spagna è del 5%. Nella versione Renzi-Berlusconi potrebbe essere dell'8% (ma da quanto si capisce su questo punto si può trattare). In sostanza, a parte Pd, Fi e M5s, gli altri avrebbero poche possibilità di salvarsi. Ma sulla soglia, oltre che sulla centralità dei singoli collegi, ci potrebbe essere una trattativa anche con gli altri partiti, in modo riconoscere a (quasi) tutti un diritto di tribuna, comunque senza regalare a nessuno un potere di veto. In particolare, si studia una forma di distribuzione nazionale dei seggi. Una sorta di meccanismo come i «resti» o il ripescaggio dei migliori eletti. E anche un premio, come l'esclusione dalla sogli si sbarramento, per i partiti che fanno parte di coalizioni. Nell'ispanico «corretto», che come detto per certi versi assomiglia al Porcellum vista la base proporzionale e la logica del premio di maggioranza, ci sarebbe anche l'ipotesi di un listino nazionale ma non vastissimo. Forse un sistema più morbido rispetto a quello delineato dal politologo Roberto D'Alimonte nei giorni scorsi (114 circoscrizioni con liste corte bloccate che innescano uno sbarramento altissimo).

A prendere il premio sarebbe il partito o la coalizione che vince le elezioni con più del 35%.

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