Le facce della politica

Prisco, lo storico amico di Meloni che lotta per il presidenzialismo e contro gli scafisti

Il deputato di Fratelli d'Italia muove i suoi primi passi politici prima a Perugia e poi sbarca a Roma. Con il presidente del Consiglio vanta un rapporto di amicizia e stima reciproca

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È un perugino di quelli doc. Naviga nelle acque della politica da diversi anni, anche se prima di salire a bordo della nave di Fratelli d'Italia svolge altre esperienze al di fuori dei palazzi di Roma. Sposato e padre di due bambini, Emanuele Prisco inizia a muovere i suoi primi passi da lontano che - con il passare del tempo - lo faranno sbarcare alla Camera per ben due volte consecutive. Il suo mandato segue due stelle polari in particolar modo: il via libera al presidenzialismo e lo stop all'immigrazione irregolare.

Il deputato di FdI inizia a occuparsi di politica fin da giovane e, tra scuola e università, guida le prime vittorie della destra. Il suo destino è tracciato già in partenza: entra a far parte della dirigenza nazionale di Azione Giovani, l'organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale. Fondatore, tra le altre persone, di Fratelli d'Italia di cui è stato il primo coordinatore regionale dell'Umbria e capogruppo al Comune di Perugia. Dove nel 2014 risulta essere il più votato nella coalizione e riceve la nomina come assessore all'Urbanistica e allo Sport in quella che è la prima Giunta di centrodestra.

Prisco nasce a Perugia il 23 novembre 1977. Si laurea in Giurisprudenza con una tesi sul ruolo e sulle funzioni del Pubblico ministero nella fase esecutiva. Direttivo, in aspettativa, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. È iscritto all'ordine degli Avvocati di Perugia. Nel 2018 viene eletto a Montecitorio, vincendo il difficile collegio del comprensorio Perugia-Lago Trasimeno. Alle elezioni politiche del 2022 riesce a strappare il bis e viene confermato alla Camera.

Prima viene nominato responsabile nazionale per le Riforme del partito, poi responsabile nazionale dei rapporti con le Forze dell'ordine e i Vigili del fuoco. Nel 2020 gli viene affidata la guida delle elezioni regionali delle Marche che porta Fratelli d'Italia al timone della Regione con Francesco Acquaroli. Grazie al cammino politico intrapreso può vantare un rapporto di amicizia e collaborazione con Giorgia Meloni, alla quale lo lega anche un sentimento di stima reciproca. È considerato tra i fedeli del presidente del Consiglio. Da novembre 2022 è sottosegretario al ministero dell'Interno.

Nel corso della XVIII Legislatura è capogruppo di FdI in commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni. Qui porta avanti la battaglia a favore del presidenzialismo, ritenuta la madre delle riforme istituzionali della nostra Repubblica per due motivazioni principali: da una parte garantire maggiore stabilità e autorevolezza (anche a livello internazionale); dall'altra evitare giochi di palazzo e far decidere direttamente agli italiani da chi farsi governare.

"Non è pensabile che l'Italia, uno dei Paesi più importanti al mondo, si faccia rappresentare ogni anno da un presidente diverso. Questo è inammissibile", dichiara in un'intervista a Diariodelweb. A suo giudizio rafforzare il ruolo del rappresentante dell'unità nazionale, un presidente eletto direttamente dai cittadini, "consentirebbe di dare più deleghe ai territori, ai Comuni, alle Regioni".

Tra i temi a cui tiene maggiormente rientra anche la lotta all'immigrazione clandestina. In occasione della conversione al Senato del decreto Cutro, quando la maggioranza di centrodestra sta per depositare un emendamento per l'eliminazione della protezione speciale, chiede di eliminare il permesso temporaneo per gli irregolari perché - essendo cresciuto a dismisura - ha finito per creare in Italia una sostanziale anomalia che ha favorito l'immigrazione illegale: "La necessità è di stabilire delle regole certe. Perché da un lato vogliamo tutelare chi scappa realmente dalle guerre.

Accanto a questo stiamo semplificando e velocizzando i meccanismi di espulsione". E rivendica le nuove regole per le Ong che solcano il Mediterraneo: "Servono a dire basta alla tratta di esseri umani. Non intendiamo renderci complici degli scafisti".

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