Cronache

La protesta sulla casa: una scusa per picchiare

Inferno nel centro di Roma e tensione davanti a Montecitorio. Negli scontri feriti 4 carabinieri

La protesta sulla casa: una scusa per picchiare

Roma - Momenti di tensione e scontri in pieno centro ieri a Roma. Da un lato i cordoni della polizia, dall'altro gruppi di manifestanti. La protesta è degenerata presto in violenza. E le forze dell'ordine hanno dovuto fare uso di lacrimogeni per disperdere i più facinorosi. L'occasione della protesta era rappresentata dalla riunione, in agenda proprio ieri mattina, della Conferenza delle Regioni per discutere l'emergenza casa. A via della Stamperia, nella sede del ministero degli Affari regionali, l'assise era prevista per le 11 e, a seguire, quella tra il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e i rappresentanti delle associazioni dei senza casa. I movimenti per la casa hanno scelto questa data per tornare in piazza e far sentire la propria voce e per chiedere da subito il blocco degli sfratti. Alcune centinaia di persone, armate di fischietti, hanno manifestato prima davanti a Montecitorio, con l'idea di trasferirsi poi proprio davanti al palazzo di via della Stamperia. «Stop agli sfratti», si poteva leggere sulle bandiere con sigla Usb sventolate dai manifestanti insieme ad altre con scritto «La casa si prende».

È una piazza multiforme. Ci sono studenti, attivisti dei movimenti, immigrati e anziani. Ognuno ha una storia da raccontare, qualcosa da condividere, un motivo per protestare. Le uniche bandiere sventolate sono quelle dei movimenti, qualcuna No-Tav e altre dell'associazione Inquilini e abitanti. «Questa protesta non vuole colori politici», ribadiscono più volte i manifestanti così come avevano sottolineato il 19 ottobre nella manifestazione che portò all'occupazione di Porta Pia. I primi momenti di tensione di fronte a Montecitorio, mentre in Aula si discuteva il dl Istruzione. Un centinaio di persone, molte delle quali a volto coperto, ha tentato di dirigere il corteo in direzione di via della Stamperia, ma il blocco delle forze dell'ordine su via del Tritone ha fatto scattare la violenza. I manifestanti si sono lanciati contro i poliziotti e, armati di spray urticante e bombe carta hanno tentato di sfondare il blocco. Il tentativo è fallito, ma il bilancio è stato comunque pesante. Quattro gli agenti delle forze dell'ordine rimasti feriti e dodici i manifestanti contusi. All'altezza di largo Chigi, invece, dai ranghi dei comitati in lotta per la casa è partito il lancio di uova marce, tanto per far capire ai poliziotti qual era l'umore dei manifestanti.

Dentro il Palazzo, intanto, c'era chi cercava di perorare la causa di quelli che assediavano le vie circostanti. Fuori era tutto un vortice di violenza (con i manifestanti che in alcuni casi sono addirittura riusciti a salire sui tetti dei blindati e hanno lanciato bombe carta), dentro era una guerra di parole, con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che così replicava ai grillini che invocavano la sospensione dei lavori: «Ritengo sia giusto richiamare quanto sta avvenendo fuori da quest'Aula, perché il Palazzo non deve essere impermeabile, tuttavia ritengo sia altrettanto giusto continuare con i nostri lavori, i questori si stanno già informando della situazione e riferiranno». Una salomonica decisione che non è piaciuta ad Alessandro Di Battista (M5S).

«Le violenze vanno sempre condannate - ha scritto su Facebook - ma la rivolta (civile e non violenta) deve sollevarsi altrimenti l'Italia muore».

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