Politica

Quando Pisapia voleva depenalizzare i fondi neri

Metamorfosi del sindaco ex garantista: nel '98 propose la sanzione per punire chi foraggia sottobanco i movimenti

Milano - È evidente che le anime belle della sinistra sono state costrette da un'imprevista longevità politica di Silvio Berlusconi alla mutazione genetica che da garantiste le ha trasformate in forcaiole. Facendo come sempre della giustizia solo una questione di bottega. E allora tutte addosso al vice presidente dei deputati Pdl Mariastella Gelmini rea di essere uno dei relatori del ddl di cui fa parte l'emendamento per trasformare in sanzione amministrativa il reato di finanziamento illecito ai partiti. «Così non ci sarebbe stata Mani Pulite», si levano alti i lamenti. Così a farla franca saranno gente come Claudio Scajola, Marco Milanese e Filippo Penati.

Ma dimenticano, le anime belle, che un insospettabile di simpatie berlusconiane o penatiane come Giuliano Pisapia voleva depenalizzare il finanziamento illecito. Proprio lui. Perché quella contro le zanzare che stanno massacrando i milanesi, non è l'unica battaglia persa dall'oggi sindaco e allora presidente della commissione Giustizia della Camera dopo essere stato eletto nelle liste di Rifondazione comunista regnanti ancora Fausto Bertinotti e Armando Cossutta. Da «indipendente» diceva, per non macchiarsi troppo di rosso, l'affermato penalista nonché figlio di un principe del foro. A ricordarlo (il Pisapia ancora garantista nell'era pre Berlusconi) è un politico di lungo corso, uno di quelli che custodisce con cura e arguzia la memoria storica di una politica che oggi ha il passo troppo breve della cronaca e non quello ben più meditato della storia.

E allora al politico torna in mente quell'articolo del Corriere della Sera andato in edicola alla vigilia di Ferragosto del 1998. «Depenalizziamo il finanziamento illecito» il titolo grande, seguito da un sommario che spiega. «Proposta di Pisapia (Prc). E i Poli: discutiamone». Nel testo il progetto illustrato da un Pisapia presidente della commissione Giustizia su Liberal e che alla depenalizzazione associava la proposta di «un'authority che, oltre ad essere indipendente dall'esecutivo, sia dotata degli stessi poteri d'indagine della magistratura e sia in grado di infliggere, eventualmente, pesanti sanzioni amministrative». Pensate se gli archivi non conservassero quell'uscita del garantista Pisapia e se analoga idea fosse esposta oggi da un qualunque esponente del centrodestra. Apriticielo. Ma a quel tempo «maggioranza e opposizione si confrontano e, in linea di massima, sembrano d'accordo sulla necessità di cancellare il reato dal Codice». Non solo. «Vota a favore il senatore Guido Calvi (Ds). “Questo momento di tensioni e di confusione sulla giustizia rischia di non consentire che vadano avanti proposte più razionali come questa”. E si sbilancia. “La sanzione amministrativa può andare bene”». Oggi la proposta Pdl è un «colpo di spugna», allora era l'idea di illuminati giuristi.

Ovviamente di sinistra.

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