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Quei «fiumi d'aria» letali al decollo e all'atterraggio

Di vuoti d'aria e di turbolenze ce ne sono di vari tipi. Quello che ha colpito il Boeing 767-300 della Neos sull'Atlantico deve essere stato una corrente o getto in quota: a differenza dei temporali, che sono visibili e aggirabili, questa perturbazioni non si vedono e colpiscono improvvisamente. Hanno anche una sigla, Cat, che significa Clear air turbolence, aria chiara non prevedibile. Niente da fare: arriva e basta. Le correnti si possono considerare dei «fiumi d'aria», che colpiscono l'aereo con una piana veloce anche 100-150 chilometri.
Come spiegano gli esperti dell'Ipa, l'associazione dei piloti italiani che la prossima settimana riprenderà la storica sigla Anpac, le correnti sono relativamente frequenti, colpiscono a sorpresa, ma in genere non sono disastrose. Se si presentano ad alta quota, 10-12mila metri, anche una caduta di 3mila metri lascia il tempo ai piloti di riprendere in mano l'aereo e di riportarlo in quota di sicurezza, evitando di ingombrare aerovie destinate ad altri velivoli. Le correnti possono essere disastrose, in linea di massima, solo quando assumono il fenomeno del «wind shear», forti flussi discensionali al decollo o all'atterraggio. In questi casi l'aereo può essere violentemente sbattuto a terra e precipitare senza scampo.
Durante la perdita di altitudine, può scollegarsi il pilota automatico e i piloti - che sono sempre legati con la cintura di sicurezza, devono avere il sangue freddo di riprendere i comandi. In cabina invece può succedere di tutto: gente sbalzata contro il soffitto, cosa che non avviene per coloro che restano legati con la cintura, vassoi che volano, bottiglie che si rompono, bagagli che cadono dalle cappelliere. Urla e paura. Non scendono, invece i respiratori, perché una corrente non provoca la depressurizzazione della cabina. Se dei passeggeri o dei membri dell'equipaggio si feriscono gravemente, il comandante deve individuare lo scalo più vicino nel quale atterrare. Nel caso in cui le ferite siano lievi, si può puntare alla destinazione finale.

Come ha fatto il Boeing della Neos.

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