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Quei mille controllori inutili che non vedono mai tangenti

Dopo lo scandalo del Mose tutti invocano una maggiore vigilanza, ma tra authority e organismi anti corruzione sono già almeno sette

Quei mille controllori inutili che non vedono mai tangenti

Più controli! Più controlli! E anche più controllori! Meglio ancora se supercontrollori con superpoteri speciali di controllo, come Raffaele «Superman» Cantone, il nuovo supercommissario (voluto da Renzi) che vedrà le mazzette coi raggi X. Puntuale come un cronometro, dopo i bubboni Expo e Mose, ecco l'imperativo del «ci vogliono più controlli», in accoppiata con gli altri: «serve una legge contro la corruzione» o «diamo più poteri ai controllori». Di controllori anticorruzione, in realtà, con pieni poteri, ce n'è già un esercito, e se la trasparenza negli appalti dipendesse da loro non girerebbe mezza tangente in Italia.

Mai sentito parlare dell'Avcp? È l'«Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture». L'Autorithy «vigila sui contratti pubblici, anche regionali, per garantire correttezza e trasparenza», ma vigila anche «sull'osservanza della legislazione per verificare la regolarità degli affidamenti e l'economicità di esecuzione dei contratti» pubblici, e quindi al minimo avviso di ruberia «segnala al Governo e al Parlamento gravi inosservanze della normativa o la sua distorta applicazione». Insomma una task force contro gli appalti truccati, un consiglio di sette esperti (nominati da Camera e Senato) «scelti tra personalità con riconosciuta professionalità che operano in settori tecnici, economici e giuridici».

Ad ognuno di questi controllori antimazzette vanno 196mila euro l'anno di compenso, e a loro si aggiunge una lunga sfilza di segretari generali e direttori e dirigenti generali da 180mila euro lordi l'anno, più una serie di impiegati, più quella dei consulenti. Bastano? Neanche per sogno, c'è da fare una bella pulizia e quindi servono controllori, sennò poi truccano gli appalti. Ecco quindi anche l'Anac, l'«Autorità Nazionale AntiCorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche», già Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche), che poi è quella dove si è appena insediato il magistrato Raffaele Cantone, nominato a marzo dal presidente del Consiglio. Anche l'Anac si occupa di corruzione, trasparenza e legalità, e il presidente è coadiuvato da un gran numero di professionisti. Come la «Responsabile della prevenzione della corruzione», o la «Responsabile della trasparenza», due dei dirigenti dell'Autorità, i cui vertici sono composta da cinque consiglieri tra cui il presidente (180mila euro di stipendio) e poi 24 persone tra dirigenti e altri incarichi, più ovviamente i consulenti esterni che non mancano mai. Due autorità pubbliche, piene di esperti e collaboratori, per stroncare la corruzione.

Basteranno? Macché. Il ministro montiano della Funzione Pubblica, Patroni Griffi fu molto soddisfatto nel 2012 quando annunciò la creazione di una Commissione Anticorruzione presso il ministero della Funzione pubblica: «La lotta alla corruzione è una priorità per il governo - disse - accolgo con soddisfazione il lavoro della Commissione che ho istituito con il compito di formulare proposte per prevenire il fenomeno». La dizione esatta della nuova task force è «Commissione per lo studio e l'elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione», e in effetti ha prodotto una lunga «Relazione» piena di spunti e di riflessioni.

Basta lì con gli anticorruttori, in forze sufficienti per contrastarla? No, anche le Regioni hanno i loro organismi regionali anticorruzione, efficacissimi se si pensa ad Expo e Mose. In Regione Lombardia ad esempio si può chiedere un appuntamento al «Responsabile della Prevenzione della corruzione e Trasparenza», un dirigente regionale che ovviamente vigila, controlla, previene. E pure in Regione Veneto c'è la «Sezione controllo di gestione, anticorruzione e trasparenza», coi suoi bei dirigenti. Ma lì c'è anche il «Magistrato delle acque», un organismo ministeriale che vigila sulle regolarità delle opere nella laguna di Venezia, tipo Mose appunto. Poi c'è anche l'Antimafia che controlla le possibili infiltrazioni criminali negli appalti, e c'è ovviamente la Corte dei conti che vigilia sulle opere pubbliche.

I controllori non mancano, eppure le mazzette fioccano. Urge un'Autorità di controllo sui controllori?

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