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Quel bacio con il boss che imbarazza Angelino

L'Ora della Calabria pubblica una foto scattata nel 1996 alle nozze della figlia del mafioso Croce Napoli. Alfano nega tutto, poi ricorda: "Ma non lo conoscevo"

Quel bacio con il boss che imbarazza Angelino

Roma - È l'Ora dei baci per Angelino. Più che Perugina al curaro. Il quotidiano L'Ora della Calabria, infatti, scudiscia Alfano in prima pagina. Titolo: «Ora dice no ai voti mafiosi. Ma baciò il boss Croce Napoli». C'è tanto di foto: un giovane Angelino, sorridente e occhialuto, si abbassa a baciare un canuto signore; guancia sinistra e poi guancia destra. Uno scatto che scotta. La notizia, già nota, va inserita nel contesto: tra il quotidiano e gli uomini di Alfano da tempo son botte da orbi. Il senatore calabro e alfaniano Tonino Gentile, infatti, è accusato di aver fatto pressioni all'editore del quotidiano per stoppare l'uscita di un articolo dove si raccontava di un indagine sul figlio Andrea. Il direttore del giornale, Luciano Regolo, ha denunciato tutto e acceso la miccia che ha fatto scoppiare il caso. Tanto che Gentile, appena nominato sottosegretario ai Trasporti, ha fatto le valigie per dimettersi dal ministero a tempo di record. Agli alfaniani, calabri e non, non è andato giù.

Così, ieri l'Ora della Calabria dà un'altra sberla ai diversamente berlusconiani. Ma come? «Al Palafiera di Roma Alfano urlava “non vogliamo i voti delle mafie” e in prima fila c'era il numero due dell'Ncd, Renato Schifani, indagato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa». «Amnesie?», si chiede il giornale. Forse sì, come quel bacio scomodo quanto un sasso nelle scarpe. La vicenda è stata raccontata nel 2002 da Repubblica. Correva l'anno 1996 e Angelino, giovane e promettente consigliere regionale, viene pizzicato a un banchetto nuziale inopportuno. Si tratta del matrimonio di Gabriella, figlia del boss di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, che festeggia a Villa Athena, spettacolare albergo della Valle dei Templi. Il boss agrigentino, sbaciucchiato da Alfano e deceduto nel 2001, ha un curriculum imbarazzante: manette per associazione mafiosa, concorso in sequestro di persona, omicidio.

Inizialmente Alfano nega: «Mai conosciuto Croce Napoli. Mai partecipato al matrimonio della figlia». A chi cresce in un campo infestato da ortiche può capitare di pungersi. Anche inavvertitamente. E, va detto, senza alcuna responsabilità penalmente rilevante. Nega, però. Peccato che di quel bacio pericoloso ci sia pure un video, mandato in giro da qualche avversario politico di Angelino. Alfano si concentra meglio e quindi trova la memoria: «Ah, sì. Ora ricordo. Ricordo di esserci stato ma su invito dello sposo, non della sposa. Non conoscevo la sposa, men che meno suo padre che, ovviamente, mi fu presentato lì dallo sposo e che solo adesso apprendo essere tale Croce Napoli».

«Mascariamento», la definisce Alfano: ossia la tecnica per la quale in Sicilia si getta un'ombra su una persona, facendola sospettare di collusione con la mafia. Nel suo libro La mafia uccide d'estate, Angelino ritorna su quelle nozze che definisce «La mia piccola croce». Racconta quell'inconsapevole passo falso: «Ricevevo numerosi inviti a eventi: matrimoni, battesimi, prime comunioni, cresime». A comprare regali per tutti, per cortesia che si usa al Sud, era la madre. Una sera Angelino sta uscendo per andare a un altro matrimonio ma la madre lo chiama: «“I regali che ho comprato per te mi fanno confusione in casa: per favore, liberamene! E visto che stai andando al matrimonio di Germano, passa anche da villa Athena e consegna il regalo a un tale Francesco Provenzani che si sposa proprio stasera”. Lo feci. Consegnai il regalo, feci gli auguri agli sposi e me ne andai». Di tale Francesco Provenzani, Alfano dice che gli sembrava un bravo ragazzo e penso che lo sia stato e lo sia ancora. «Ma non l'ho più visto. Ha sposato la donna che amava e dovuto subire l'effetto collaterale del suocero sbagliato».

E il ministro dell'Interno gli effetti del party sbagliato.

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