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Quel pozzo senza fondo delle intercettazioni

Il ministero della Giustizia non controlla le spese. Record dei costi a Milano: le "cimici" costano 5 volte più che a Roma. Un cartello di quattro aziende fornisce la tecnologia: affari per 36 milioni l’anno. Rifacendosi ai tariffari della capitale la procura lombarda ne risparmierebbe 25

Quel pozzo senza fondo delle intercettazioni

Luca Fazzo - Enrico Lagattolla

Milano - Senza limite di spesa. Il «grande orecchio» ascolta, il ministero paga. È il mercato delle intercettazioni. Un pozzo senza fondo. Nel quale il fondo, però, non è uguale per tutti. Nel labirinto delle intercettazioni, in pochi fanno affari. Agli altri, le briciole. E gli affari - per chi vende tecnologia alla Giustizia - si fanno a Milano. Un cartello di aziende. Sono quattro a spartirsi una torta da 35 milioni di euro l’anno. Ottime credenziali e qualche «spintarella». Un canale preferenziale per aggiudicarsi il contratto su molte delle indagini svolte dalla Procura del capoluogo lombardo. Formalmente in concorrenza tra loro, le quattro ditte sono di fatto allineate sulla stessa offerta. Un listino prezzi che è fino a cinque volte più salato che in altri distretti omogenei. A Roma o Napoli, registrare una telefonata costa cinque euro al giorno. A Milano, anche 25.
Non c’è partita. Nella capitale, per ridurre i costi la Procura ha stilato un tariffario. Ottiene l’incarico solo chi resta entro i limiti di spesa: 9 euro e 50 centesimi al giorno per un’intercettazione ambientale su un veicolo, 19,50 per un localizzatore gps, da 44 a 129 per la videosorveglianza, e - appunto - 5 euro per una linea telefonica. Niente di tutto questo a Milano, dove la tabella dei prezzi la fanno quattro aziende: «Radiotrevisan», «Sio», «Area», «Rcs». Il Giornale ha letto i contratti sottoposti agli uffici della Procura. Risultato, la gara al ribasso è pressoché inesistente.

«Radiotrevisan», infatti, offre servizi di registrazione di utenze telefoniche fisse, mobili o internazionali e registrazioni ambientali a 17 euro al giorno più Iva a «bersaglio», definizione tecnica per indicare le utenze messe sotto intercettazione. «Rcs» vende i propri servizi per le utenze intercettate in ascolto locale e remoto a un canone giornaliero di 18 euro Iva esclusa. «Area», come proposta riservata agli uffici giudiziari milanesi, si attesta sui 19 euro e 90 giornalieri (più Iva) per ogni bersaglio. «Sio», per il sistema chiamato «Integra», vende a 19 euro a intercettazione, «incluse remotizzazioni». Offerte standardizzate e nessun vantaggio in termini di riduzione della spesa pubblica. La scelta è affidata alla sensibilità del sostituto procuratore, tenuto a firmare l’incarico. È il magistrato, quindi, che decide se accettar o andare a «caccia» di un listino più vantaggioso tra le pieghe di un mercato che almeno in Lombardia ha messo all’angolo le imprese più piccole. A Roma, Catania e Torino per risparmiare la Procura affitta a sue spese le schede Sim che fanno funzionare le cimici. A Milano no.

Si parla di decine di migliaia di intercettazioni ogni anno. Spesso fondamentali per venire a capo di complicate inchieste, ma pagate anche quando - è il caso, ad esempio, di alcune telefonate contenute nelle inchieste Hdc e Antonveneta - sono state distrutte perché considerate «non utilizzabili» o «non penalmente rilevanti». Una spesa che a Milano è in crescita, nonostante il ministero della Giustizia abbia imposto un giro di vite per ridurre i costi. Così, dai 31 milioni del 2006 si è passati a quasi 36 milioni del 2007, incluso il noleggio delle apparecchiature. Una tendenza in contrasto con l’andamento di altri distretti considerati omogenei rispetto a quello meneghino. A Napoli, ad esempio, si è passati da oltre 14 milioni a meno di 12. A Roma, da 7 milioni e mezzo a 4 milioni e 800mila euro. Solo a Palermo, con 46 milioni per 4.800 intercettazioni telefoniche e 9.785 «bersagli» ambientali, è andata peggio. Ma Palermo, è noto, fa storia a sé.

L’anomalia milanese non si spiega. Ancora di meno, tenendo conto che se fossero stati applicati i tariffari di Roma la Procura lombarda avrebbe potuto risparmiare - nella migliore delle ipotesi - anche 25 milioni per il 2007. Non si tratta di spiccioli.

In un tribunale in cui manca la carta, si fa a gara per una stampante che funzioni, e un magistrato su due non ha un codice aggiornato, si tratta di ossigeno.

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