Politica

Quelli che vogliono far cadere il governo

Letta assicura: "Il governo dura fino a fine legislatura". Ma Epifani accusa il Cav: "Garantisca due anni di stabilità". In realtà i detrattori sono altri

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Enrico Letta
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Enrico Letta

C'è una pletora di politicanti di professione, giornalisti, benpensanti e magistrati politicizzati che non vogliono le riforme. C'è un esercito di signor "no" che le stanno provando tutte per far saltare il tavolo, per far cadere il governo Letta, per recidere la temporanea alleanza tra Pdl e Pd. Gli attacchi arrivano da più fronti. Colpi durissimi per destabilizzare un esecutivo. I più accaniti sono senza dubbio certi giudici che vogliono decapitare il centrodestra facendo scattare le manette sui polsi di Silvio Berlusconi. Poi, ci sono i democratici avversi all'ala Letta-Franceschini: da Matteo Renzi a Massimo D'Alema, dai "giovani turchi" a Rosy Bindi le anime piddì si preparano allo scontro finale che si terrà in ottobre. E ancora: la stampa che strizza l'occhio a Beppe Grillo è sempre pronta a tirare bordate per destabilizzare il già precario equilibrio politico che è venuto a crearsi dopo la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale.

"Siamo riusciti a mettere insieme il centrodestra e il centrosinistra ponendo fine a una lunga guerra fredda, ad una guerra civile. Abbiano un governo forte che può fare quelle riforme e che una sola parte non poteva fare". Berlusconi lo va ripetendo da diversi giorni: la situazione è più unica che rara. L'esecutivo, forte di una maggioranza compatta che lo sostiene, può e deve fare le riforme. In primis, approvare un piano economico che da una parte abbatta la pressione fiscale, che coi tecnici è arrivata alle stelle, dall'altra favorisca il mercato del lavoro attraverso una politica di defiscalizzazione per le imprese che assumono i giovani. In secondo luogo, il Cavaliere preme affinché l'esecutivo ammoderni la Costituzione. A partire dall'elezione diretta del capo dello Stato. Se queste misure andasse in porto, il Paese avrebbe solo da guadagnarci. Eppure la fila dei "rottamatori" è davvero lunga. Si dal giuramento di Letta, il Fatto Quotidiano si è schierato in prima linea per far cadere il governo. "Si continua ad accreditare il ridicolo falso di un termine posto dal presidente della Repubblica alla durata dell’attuale governo", ha replicato il Quirinale invitando il quotidiano diretto da Antonio Padellaro a non portare avanti "una polemica chiaramente infondata". Lo stesso Letta, ospite di Lilli Gruber ha assicurato che il governo durerà "quattro anni e 10 mesi, da qui fino a fine legislatura". D'altra parte, il governo non è uno yogurt con la data di scadenza: un esecutivo, se governa bene, dura cinque anni. Come spiegato dal premier, diciotto mesi sono il tempo necessario per fare le riforme istituzionali.

Nonostante l'ottimismo del premier, in molti giocano a far cadere l'esecutivo per far ripiombare il Paese nel caos. Un gioco al massacro che vede, ancora una volta, il sodalizio tra la magistratura politicizzata, certe frange del Pd e gli anti Cav di professione. "Berlusconi dovrebbe garantire una stabilità di due anni al governo, solo così si potranno varare le riforme", ha avvertito il segretario del Pd Guglielmo Epifani in una intervista alla Stampa nella quale ha anche affossato il presidenzialismo. Proprio l'elezione diretta del capo dello Stato è il grimaldello usato da alcune anime del Pd per creare uno scontro con Letta. Non c'è giorno che Renzi non bastoni il governo per accreditarsi alla corsa per la segreteria del partito. "Io spero che Letta abbia successo. Lo stimo, abbiamo un bel rapporto. Apprezzo il suo equilibrio; mi convincerà meno se cercherà l’equilibrismo. Non so fino a quando potremo governare con Schifani e Brunetta, i loro capigruppo. Il governo dura se fa le cose", ha spiegato il sindaco di Firenze in una intervista al Corriere della Sera nella quale svela di "aver fatto voto di non parlare male del governo". Per candidarsi a Palazzo Chigi l'ex rottamatore sa bene che deve prima prendersi il Pd e prendersi il Pd sa bene che dovrà entrare in collisione anche con l'attuale premier. "È un democristiano che democristianizza ancor di più il Pd e finirà per spaccarlo - ha commentato Renato Brunetta - se vincerà lui, cadrà il governo". Ad oggi il nemico peggiore di Legga è il Pd stesso, dilaniato da un caos interno senza precedenti. "Il Pd cambia segretario come le camicie - ha continuato Brunetta - è un partito indeciso su tutto".

Un altro, pericoloso ostacolo alla tenuta del governo potrebbe essere propriuo l'accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi. Anche all'interno del Pd molti hanno capito che, se il ruolo politico del Cavaliere viene continuamente messo in discussione dagli attacchi di una parte della magistratura, il lavoro del governo rischia di saltare. "Certi giudici stanno ostacolando quella pacificazione che è sempre di più necessaria per il futuro dell’Italia", ha spiegato il coordinatore Pdl Sandro Bondi. Non c’è nessuno più convinto di Berlusconi dell’opportunità che l'esecutivo ha di dare risposte efficaci alla crisi economica e varare le riforme istituzionali. Tuttavia, i vari processi portati avanti dal tribunale di Milano hanno il chiaro sapore della resa dei conti. Proprio per questo il Pd, anziché affondare il governo per regolare i conti interni, dovrebbe lavorare per sostenere l'esecutivo senza paventare a ripetizione la possibilità che il leader del Pdl faccia cadere il governo. "Cosa nasconde l'atteggiamento di Epifani? - si cheide la pdl Deborah Bergamini - certo è che chiunque arrivi a guidare i democratici ha l’obbligo di creare un suo personale 'motivetto' nei confronti di Berlusconi".

I veri nemici, infatti, andrebbero cercati da tutt'altra parte.

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