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Il "Fatto" prova a smentirci. E sbaglia

Il quotidiano difende a spada tratta il magistrato, neanche fosse Ingroia. Ma le carte pubblicate dal "Giornale" lo sbugiardano

Il "Fatto" prova a smentirci. E sbaglia

Roma - Neanche fosse Ingroia. Da quando il Giornale ha cominciato a scavare nella carriera del presidente della sezione feriale della Cassazione Antonio Esposito, il giudice che ha pronunciato la sentenza definitiva di condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni (più tre di interdizione dai pubblici uffici) per il caso dei diritti tv Mediaset, il Fatto Quotidiano non fa altro che precisare, puntualizzare e provare a smentire. Come ieri: «Menzogna per menzogna», il titolo in prima pagina. E anche nel servizio all'interno le accuse si sprecano: «Mercedes, fango e bugie: il Giornale all'assalto di Esposito».

Il primo punto è la difesa dell'indifendibile. Depotenziare, cioè, l'intervista concessa dal giudice al giornalista del Mattino in cui la toga (e il quotidiano di Napoli ha pubblicato tanto di audio sul suo sito internet) anticipa le motivazioni della sentenza, che ancora devono essere pubblicate. Il passaggio «incriminato» è quello in cui Esposito parla di «Berlusconi condannato perché sapeva», secondo il Fatto la risposta «non è farina del suo sacco e seguiva domanda diversa e generale». Lo stesso Csm vuole vederci chiaro e per questo ha aperto una pratica sull'intervista, così come il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri che ha dato mandato agli ispettori ministeriali per far luce sulla questione.

C'è poi il nodo del doppio incarico del giudice. Che, carte alla mano, ha svolto e svolge (forse persino a pagamento) le funzioni di consulente e docente per l'Ispi di Sapri, la scuola che ha come legale rappresentante la moglie di Esposito, Maria Giovanna Giffoni. Un'occupazione per cui doveva essere autorizzato dal Csm, anche se fosse gratis. Il Fatto sostiene che il via libera ci sia stato («l'incarico era ritualmente comunicato al Csm, autorizzato ed espletato gratuitamente», scrive il Fatto), peccato però che il Giornale abbia dimostrato il contrario proprio ieri. Tra il 14 novembre 2010 e il 13 novembre 2011 Esposito non era autorizzato a svolgere il doppio incarico, così come tra il 14 maggio 2012 e il 13 maggio di quest'anno.

Un granchio di Fatto.

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