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"Re Giorgio straccia la Costituzione C'è un colpo di Stato permanente"

L'ideologo del M5S all'attacco di Napolitano: "Doveva essere messo in stato di accusa I 14 anni di presidenza? Nemmeno in Venezuela...". E sul Cav: "Gli fu imposto l'addio"

"Re Giorgio straccia la Costituzione C'è un colpo di Stato permanente"

Roma - «Un colpo di Stato permanente». Paolo Becchi, professore di Filosofia del diritto all'Università di Genova nonché ideologo ufficioso del Movimento 5 Stelle, prende in prestito una frase di François Mitterrand per il pamphlet edito da Marsilio nel quale descrive gli ultimi tre anni di storia italiana.

Becchi, quando inizia il colpo di Stato permanente?
«Nel 2011 quando, dopo le prove tecniche di Fini del 2010, venne posto in atto in maniera sistematica il progetto di destabilizzare e poi eliminare l'esecutivo di centrodestra».

Però Berlusconi sembrò dimettersi di buon grado...
«Berlusconi fece buon viso a cattivo gioco, ma si trattò di un'imposizione. Ora si tende a dire che il governo non aveva i numeri, ma i numeri si dovevano verificare in Parlamento, invece non ci fu nessun passaggio parlamentare. E questo è stato il primo di tutta una catena di eventi che ci hanno portato all'emergenza democratica».

Chi sgambettò Berlusconi?
«Le dimissioni furono imposte da Bruxelles e dalla cancelliera Angela Merkel. Come l'economista Paolo Savona avrebbe rivelato in seguito Tremonti stava lavorando a un piano B che prevedeva l'uscita dell'Italia dall'euro, che ci stava massacrando. Ma a Bruxelles qualcuno aveva deciso che l'euro andava salvato. E quindi...».

E poi, che cosa è accaduto?
«Da allora senza che ce ne accorgessimo la Costituzione materiale è stata modificata e siamo passati da un sistema rappresentativo a uno presidenziale. Il regista di tutto da allora a oggi è stato il presidente della Repubblica che da custode è diventato il distruttore della Costituzione e perciò doveva essere messo in stato di accusa. Il M5S ci ha provato ma non è stato preso in considerazione».

Un golpe di velluto?
«La Costituzione non è stata mai violata ma spesso forzata. Tutto è avvenuto nel solco della legalità ma non esiste solo la legalità esiste anche la legittimità che è altrettanto importante».

Dopo Berlusconi, Monti.
«Ci fu una contrattazione che rappresenta forse la pagina più brutta di questa vicenda. Monti chiese la nomina a senatore a vita in cambio della sua discesa in campo e venne accontentato in un batter d'occhio. Poi ebbe un tale appoggio da costringere il Parlamento a votare qualsiasi cosa, come l'introduzione dell'obbligo di motivazione in bilancio o il fiscal compact. Tutte cose che oggi nessun vuole più. Per più di un anno fummo sotto un governo nato da un colpo di Stato e che non ebbe per il popolo italiano nessun beneficio: un'austerità incredibile, nessuna crescita, debito pubblico in continuo aumento».

E siamo al 2013.
«Ci fu il voto e poi il nuovo golpe della rielezione di Napolitano. Certo la Costituzione non lo vieta ma nessuno dei padri costituenti avrebbe mai pensato a 14 anni di presidenza. Roba che nemmeno in Venezuela».

Anche l'arrivo di Letta fu un colpo di Stato?
«Ma certo. Letta servì fino a quando non ci si rese conto che il M5S stava crescendo sempre più e si credette di arginarlo con un giovane, Matteo Renzi, che in una settimana avrebbe dovuto fare la nuova legge elettorale, in un mese la riforma del Senato. Non si farà niente, ma tanto serviva solo bloccare il M5S. Quando il M5S vincerà le europee nascerà l'idea di un governo di unità nazionale per tagliarlo fuori».

È sicuro della vittoria alle urne tra pochi giorni?
«Il successo del M5S mi sembra percepibile, e l'antipasto sarà la grande manifestazione a San Giovanni a Roma di venerdì. Del resto in questo momento, con il Paese allo sbando, con un sistema politico dapprima degradato e ora in decomposizione, non vedo alternative».

E Renzi?
«Ma Renzi è l'ennesimo premier che non è passato per il voto. È quello che scriveva a Letta di star tranquillo e il giorno dopo era al suo posto. Guardi, il potere di Renzi si basa su due cose: un accordo con Berlusconi, di cui rappresenta la malattia senile. E un accordo interno al Pd per dare a D'Alema un posto nella commissione europea. Se vengono meno questi due fattori tutto crolla. E io, dal mio punto di vista, me lo auguro».

E quanto conta il prossimo voto europeo?
«È del tutto ovvio che essendo state impedite le elezioni politiche quelle europee si caricano di valenze politiche. Renzi voleva una legittimità politica: se vincerà anche solo per un voto la avrà.

Se perderà, perderà anche la faccia».

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