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La regione Lazio "dichiara guerra" alle moschee invisibili

Tutti i luoghi di culto improvvisati e allestiti in garage, appartamenti, scantinati e autorimesse dovranno essere censiti e iscritti su un apposito registro regionale

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Tutti i luoghi di culto improvvisati e allestiti in garage, appartamenti, scantinati e autorimesse dovranno essere censiti, schedati. Iscritti su un apposito registro regionale, dal primo all’ultimo. Il lavoro è immane, considerando l’altissimo numero di moschee presenti nel territorio. Solo a Roma se ne contano più di 50 (e parliamo di quelle dichiarate, di quelle “ufficiose”, ben presenti alle forze dell’ordine) ma il numero potrebbe essere molto più alto. Oltre 100 solo nella Capitale, se consideriamo che i musulmani a Roma sono circa 70 mila secondo il Centro Astalli. 117 mila in tutta la regione. Mica pochi. Un fenomeno che preoccupa molto non solo gli organi di sicurezza, ma anche la politica che corre ai ripari e prova a mettere un freno alla proliferazione dei luoghi di culto improvvisati, spesso mascherati da associazioni culturali. Luoghi sorti dal giorno alla notte, senza alcun permesso. Contro legge.

“Qui parliamo di sicurezza”, ci dicono dalla regione. I motivi sono scritti nero su bianco nelle sei pagine della mozione depositata presso l’ufficio di presidenza del consiglio regionale il 6 novembre alle 12.07. A chiederlo è la Lega di Matteo Salvini attraverso il suo consigliere Orlando Tripodi. A rischio c’è la “pacifica convivenza urbana” per usare le parole scritte sulla mozione. Un provvedimento necessario, soprattutto, dopo il 7 ottobre che ha segnato l’inizio del conflitto tra i miliziani di Hamas e Israele. A preoccupare il consigliere regionale sono le numerose manifestazioni di protesta in favore della Palestina, sempre più cariche di odio. Come i “sermoni degli imam” che “hanno elogiato la resistenza di Hamas e giustificato i massacri” degli ebrei si legge sempre nella proposta di legge.

“Per le comunità islamiche la moschea non rappresenta solo un luogo di culto, ma il vero fulcro della vita sociale, culturale ed il luogo di formazione ed indottrinamento religioso dei componenti delle comunità”, per questo bisogna censirle. Credete sia sufficiente? – chiediamo – “È un primo passo! Le voglio ricordare, però, che molte moschee sono abusive e, dunque, una volta individuate per legge vanno chiuse.” Già, perché è questo lo scopo: chiuderle. Definitivamente. Non è un mistero, basta leggere ancora la mozione per capirlo. “Esperti in materia di sicurezza non escludono che alcune moschee possano rappresentare focolai per la propaganda di nuovi attentati terroristici” e “i servizi segreti italiani si sono mobilitati per la sicurezza” dopo “le esplicite minacce da parte di Hamas che fanno riferimento a possibili attacchi a Roma.”

Massima allerta anche perché “come confermato da fonti di intelligence nazionali e internazionali queste sale di preghiera irregolari dette «musalla» potrebbero essere finanziate attraverso donazioni di gruppi fondamentalisti o di Paesi che aderiscono all'ideologia fondamentalista” e quindi potrebbero “prestarsi ad ospitare attività di proselitismo ed esaltazione del movimento estremista islamico, come accaduto sia in città italiane, sia europee.” È questa la principale preoccupazione della Lega. Si sa, prevenire è meglio che curare soprattutto perché Roma (come sottolineato nella mozione) è pronta ad ospitare il Giubileo del 2025.

Un evento importante per i cristiani che, si sa, per molti musulmani, rappresentano i miscredenti.

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