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Renzi alle prese col caos candidati. Ma trova tempo per De Benedetti

L'Ingegnere va a Palazzo Chigi, l'ira di Gasparri: "Vergogna". Il Pd: cinque donne capolista alle Europee, ma scoppia il caso Crocetta: passa la Chinnici, non Lumia 

Renzi alle prese col caos candidati. Ma trova tempo per De Benedetti

Una cinquina di donne giovani e piacenti (ma tutte rigorosamente targate per corrente) scelte nelle ultime 24 ore e messe in testa alle liste, per dare una spolverata di novità a elenchi di vecchi parlamentari uscenti o nomenklature decise sul «territorio». Le liste europee del Pd presentate ieri da un Matteo Renzi scoppiettante (e che ha trovato il tempo di ricevere, a Palazzo Chigi, l'ingegner Carlo De Benedetti, scatenando su Twitter le ire di Forza Italia che con Maurizio Gasparri ha cinguettato: «De Benedetti a Palazzo Chigi da Renzi per dare ordini sulle nomine? Vergogna») e votate dalla Direzione sono quel che sono, ma tanto il premier sa bene che l'unica garanzia di successo elettorale è lui. Alessia Mosca (Letta) al Nordovest, Alessandra Moretti (Bersani-Cuperlo) al Nordest, Simona Bonafè (Renzi) al Centro, Pina Picierno (Franceschini) al Sud e la siciliana Caterina Chinnici per le Isole. Ed è stata proprio l'opera dei pupi targata Pd Sicilia a monopolizzare gran parte della Direzione. Dire che sono volati gli stracci è un eufemismo. In scena è andata la rottura tra il segretario siciliano, Fausto Raciti, e il governatore di Sicilia Rosario Crocetta. E a farne le spese sono stati i candidati. A cominciare dal senatore del Megafono Giuseppe Lumia, rimasto fuori nonostante i disperati tentativi di Crocetta di riportarlo in pista.

Proprio da Lumia bisogna partire per capire cos'è successo nel Pd in Sicilia e perché ieri si è arrivati alla deflagrazione. Tutto comincia il 23 marzo, quando Raciti esclude Lumia dalla lista dei candidati applicando il limite del numero di mandati. Per l'ex presidente dell'Antimafia, in Parlamento dal '94, non c'è nulla da fare. Crocetta non ci sta. E usa la sua arma preferita, quella dell'insinuazione di ombre mafiose: «Così si ostacola l'antimafia, il Pd perderà», tuona. Ma Raciti para il colpo scegliendo un nome indiscutibile sul fronte della lotta alla mafia, quello di Caterina Chinnici, figlia di Rocco, il procuratore ucciso nell'83, magistrato lei stessa. Crocetta è inviperito. E la sua vendetta si consuma lunedì notte, con un rimpasto del governo regionale che ha i contorni del golpe. Senza aspettare il Pd siciliano, che il giorno dopo avrebbe dovuto indicargli i nomi degli assessori, e scavalcando di fatto Raciti, Crocetta fa la nuova giunta grazie a un accordo col renziano palermitano Davide Faraone. Di fatto il segretario siciliano è sconfessato. Di fatto l'area Cuperlo resta fuori dal governo siciliano. Si arriva così al redde rationem di ieri in Direzione tra Raciti e Crocetta. Crocetta parte all'attacco della Chinnici. L'antimafia a due velocità del governatore è la seguente: dice no alla Chinnici capolista, perché è stata assessore in Sicilia della giunta di Raffaele Lombardo, che è stato condannato per mafia; vuole invece la candidatura di Lumia, che del governo guidato dallo stesso Lombardo condannato per mafia è stato uno dei principali sponsor, per lui è disposto a sacrificare la candidatura a sorpresa di Nelli Scilabra, la studentessa vicina a Lumia che nella sua giunta guida un assessorato monstre come quello alla Formazione. I toni si alzano. Alla fine la lista Sicilia/Sardegna è la seguente: Caterina Chinnici capolista, quindi l'ex governatore della Sardegna Renato Soru e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. Candidato anche Raciti, che invano ha cercato di cedere il suo posto al leader dell'area Cuperlo in Sicilia Antonello Cracolici. E c'è anche la giovane Scilabra, che essendo candidata, potrebbe lasciare libera la poltrona di assessore.

Magari per qualche amico di Crocetta rimasto all'asciutto al primo giro di rimpasto, come Antonio Ingroia.

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